Toro, che carattere

17.10.2011 09:42 di  Marina Beccuti   vedi letture
Toro, che carattere
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© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

Flavio Bacile

 

Una cosa è certa, questa squadra ha carattere, non si arrende mai, mette in campo proprio tutto quello che ha dentro, che poi il risultato venga oppure no, poco conta, si salva a prescindere. Ventura può essere soddisfatto del gruppo che è riuscito a creare, sarà merito del turnover o di chissà quale altro meccanismo psichico entrato nella testa dei giocatori, di fatto, ed è veramente un bel vedere, questa è una squadra, che conosce bene i propri limiti, ma anche i suoi punti di forza. Un grande attacco, un ottimo centrocampo ed una difesa difficile da superare non basta a chiarire quello che il Toro è in questo momento, c’è dell’altro magari proprio quel carattere che sotto la Mole è stato latitante in questi ultimi anni.


Anche contro la Juve-Stabia il Toro è stato in campo per tutti i novanta minuti, sembrerebbe un’ovvietà ma non lo è, troppo fresco il ricordo di squadre che nel secondo tempo sembravano mere controfigure di quelle viste nel primo, oppure, quello di amnesie difensive per certi versi improponibili, taccio invece su sonore sconfitte, sarebbe meglio dire lezioni, casalinghe contro squadre che alla fine o sono retrocesse o si sono salvate per il rotto della cuffia. Questo Toro è profondamente diverso, magari non sarà mai bello da vedere in casa, anche perché nessuno verrà a Torino per giocarsi la partita lasciando campo e contropiede, e quello degli uomini di Ventura è letale, ad una squadra che si esalta negli spazi, ma è sicuramente più concreto di tanti altri, non perde mai la bussola durante i novanta minuti, e sa sempre quello che vuole. In poche parole, cerca di dominare la partita senza creare in automatico l’occasione giusta per perderla.

Vero, anzi verissimo, ed in questo devo dare ragione a Piero Braglia, che la Juve-Stabia ha fatto a Torino una grandissima partita, sia pure difensiva, ma ha dato l’impressione di essere una squadra tosta, con equilibri ben definiti, difficili da far saltare, e con una condizione fisica e psicologica notevole. Merito sicuramente di questo tecnico che non conoscevo molto, che come Ventura è riuscito a dare alla sua squadra una propria identità, che non è venuta meno neanche dopo il gol di Bianchi.  Insomma Braglia deve aver chiesto alla sua squadra una partita di sacrificio, e la squadra lo ha ripagato nel migliore dei modi, giocando alla pari, almeno caratterialmente, contro un Torino che ha proprio nel carattere e nella maturità il suo punto di forza.

In casa Toro si sorride, ed i motivi sono veramente tanti. La migliore difesa della cadetteria, una condizione fisica e mentale invidiabile, un attacco che continua a trovare la via del gol, un centrocampo che ha trovato in Iori il faro che mancava da molti anni, il primato in classifica, l’aver ritrovato l’amore del suo pubblico, e tanto ancora.  La cosa che ha mia parere da più soddisfazione a Ventura è che dalla panchina, per un motivo ed un altro, chi subentra a partita in corso, raramente fa rimpiangere chi ha sostituito. Segno tangibile che tutti si sentono parte di un progetto, insomma, ne figli, ne figliastri. Avevo già detto che quest’anno il Toro aveva in panca giocatori che potevano essere più forti, e per forti intendo soprattutto caratterialmente, di quelli che andavano a sostituire, i fatti sembrano darmi ragione.


Chiudo con una piccola considerazione personale, ho sempre sostenuto, ma penso di non essere proprio l’unico in casa Toro, che con Bianchi ed Ogbonna questo Toro aveva un peso specifico importante, che non sarebbe stato tale, è ovvio, in caso di partenza di uno dei due. Il fatto che stiano giocando bene è sicuramente merito loro, il fatto che invece siano rimasti è sicuramente merito di Cairo, che può avere mille difetti, ma anche non riconoscergli qualche merito è un difetto che non voglio avere.