Toro, a porte chiuse
Ci siamo sorpresi a fare un ragionamento un minimo più approfondito del solito, nel limite delle nostre capacità cognitive: perchè ci assale questo senso di "abbandono" quando il Toro perde?
In fondo stiamo parlando di una squadra di calcio, di sport e quindi è piuttosto normale che ci siano momenti di vittoria contrapposti a momenti negativi, eppure qui c'è qualche cosa che va oltre.
Metterci qui a dissertare su come mai la squadra di calcio ha preso il posto, nel cuore della gente, di quella che era l'ideologia politica sarebbe un esercizio tanto facile quanto inutile.
La politica non sembra più in grado di convolgere il cuore, che tra l'altro è già sofferente per mille motivi più uno, vista la crisi imperante.
La squadra di calcio, la bandiera, il suo colore sono così diventati non solo simbolo distintivo ma spesso unico modo d'espressione di un sentimento sociale; la società civile è stata sostituita dalla società di calcio.
Certamente stiamo generalizzando ed anche un po' esagerando, ma siamo convinti che un fondo di verità in tutto questo ci sia.
Oggi come ci ritroviamo "noi" tifosi del Toro?
Divisi in mille correnti, quelli pro e quelli contro, quelli che stanno con il Fila e gli altri con il Museo, quelli che stanno con i club e quelli che sono dei battitori liberi.
Dal canto suo la Società Granata sta seguendo una linea ben precisa: Top Secret!
Non ci sono più conferenze stampa, gli allenamenti sono a porte chiuse, la società è oggetto di una trattativa ... forse ... ma non si deve dire nulla.
Divisi e quasi senza bandiera, perchè quella che ci è rimasta è legata ai ricordi (l'ultimo scudetto, la finale di Uefa), alla famiglia (mio Papà mi portava allo stadio), all'infanzia (ai giardinetti era un Derby continuo).
Dopo qualche momento di sbandamento in giro ora però c'è disinteresse.
Un po' come, vi sarà capitato di sicuro, quando si va in vacanza in un posto dove la televisione non c'è o non si capisce la lingua locale ... i primi giorni sono di apnea totale , poi si riscoprono tante cose che si pensavano dimenticate: una partita a carte, un bel libro, una bevuta fino a notte tarda dove uno gioca a fare il Santoro e l'altro il Cavaliere.
Oggi siamo un po' così, a furia di serie B, a furia di perdere a furia di vedere personaggi (giocatori) che ... stendiamo un velo pietoso ... un giorno ci metteremo d'impegno e andremo a ripescare le frasi celebri che vanno dal "Adesso segno una doppietta così stai zitto" di Abbruschetta al "Quest'anno ci divertiremo" di Urbana memoria ... dicevamo, siamo talmente stufi da esserci dimenticati che c'è la partita, che c'è l'allenamento, che c'è l'intervista.
Ecco, indipendentemente dalla serie A, dalle vittorie, vorremmo tanto che si rincominciasse a ricostruire lo spirito granata, l'aggregazione sotto la bandiera, la voglia di ridere e scherzare che vediamo solo più nei tifosi che vanno in trasferta che comunque si divertono perchè sono in gita ... certo che se si vince ci si diverte di più.
Abbiamo come l'impressione che tutto alla fine ci riconduca alla ricostruzione del Filadelfia come centro di gravità granata ... sempre ammesso che poi il Cola faccia aprire le porte.
O prima o poi ... o meglio: la speranza è l'ultima a morire.