Torino, un cambio inevitabile
De Biasi, Zaccheroni, Novellino, Camolese, Colantuono, infine Beretta. Sei allenatori diversi che siedono sulla panchina del Torino dal 2005. Non male come score, molto preoccupante pensando a come ancora una volta non si riesca a trovare stabilità.
L'esonero di Stefano Colantuono era inevitabile: una squadra decisamente più attrezzata del lotto non può trovarsi a dopo sedici giornate in sesta posizione, peraltro condivisa. Ma soprattutto non era possibile continuare il progetto con una squadra che continuava a non avere un'identità, una base solida. Una squadra che sembra quasi aggrapparsi ai gol di Rolando Bianchi, ma che fatica in ogni parte del campo. Con Di Michele irriconoscibile in avanti e un centrocampo sempre sotto la sufficienza Loviso mai convincente, Belingheri semi-flop. I continui moduli cambiati e ricambiati, da partita in partita e sempre più spesso fra un tempo e l'altro non facevano altro che evidenziare la difficoltà effettiva del tecnico nel trovare una quadra.
La sconfitta di Crotone è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una sconfitta che, con tutto il rispetto per i calabresi, sa di onta e di materia di sfottò da parte degli juventini per decenni ( Milan-Cavese 1-2 insegna). Una sconfitta accolta più con desolazione che con rabbia.
E da questa desolazione che riparte Mario Beretta. Il tecnico milanese, per sua stessa ammissione, sa di dover prima di tutto riconquistare un pubblico sempre più disaffezionato. Ovunque è andato quasi sempre ha fatto bene. A Parma fu protagonista di una splendida rimonta dal penultimo posto alla qualificazione in Coppa Uefa, mentre a Siena è riuscito a salvare per due anni la squadra. Tanto che in Toscana lo hanno cercato di nuovo. Manca dalla cadetteria da 6 stagioni, quando alla guida della Ternana conduceva gli umbri al 7° posto, a ridosso della promozione in serie A.
Come ripartirà questo Torino? E' difficile saperlo. Più che i moduli, al momento, conterà ritrovare motivazioni e fiducia in sé stessi e la figura del nuovo tecnico servirà ora più che mai a questo. Che sia l'allenatore giusto per il Toro è presto per dirlo, anche perché questo passato recente ha insegnato che è davvero difficile esserlo.