Prof. Cauda: "Coronavirus? Tosse, febbre e congiuntivite i sintomi più diffusi"
Roberto Cauda, professore ordinario di Malattie infettive presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma è intervenuto su TMW Radio durante la trasmissione “Maracana” per fare il punto sulla situazione Coronavirus in Italia.
Che differenze al livello di contagio ci sono tra le varie zone d’Italia?
“A Milano e in Lombardia il virus circola da molto più tempo. Il nord Italia ha un maggior numero di casi e quindi in quelle aeree erano state prese delle misure più nette in quella zona. Il virus si sta spostando verso il sud. È importante rispettare le regole e restare a casa. Roma è deserta quindi la gente si sta comportando bene e sta rispettandole norme dello Stato”.
Cosa si intende per paziente asintomatico?
“Vuol dire senza sintomi. Gli asintomatici sono per di più i ragazzi giovani ma non è sempre così. Il paziente zero di Codogno per esempio ha 38 anni e si è ammalato gravemente. Il soggetto asintomatico può comunque trasmettere l’infezione ad altri. Il fatto di essere positivo vuol dire essere completamente affetti dal virus, può esserci anche solo una piccola percentuale. Gli asintomatici vanno messi in quarantena”.
Quali sono i sintomi più preoccupanti?
“Questa malattia non ha un quadro clinico ben definito. I sintomi sono aspecifici e comuni alle altre malattie in particolare all'influenza. Tosse, febbre e congiuntivite sono i sintomi più diffusi”.
Qual è la soluzione migliore in caso di sintomi?
“Il numero di contagi e decessi è importante. Ma l’80% sono contagi lievi e curabili in casa. Il 15% ha bisogno di una cura ospedaliera con ventilazione assistita. Non bisogna andare al pronto soccorso ed accusare un contagio di Covid 19 perché si potrebbe trasmettere a tutte le persone presenti. La cosa migliore è chiamare il proprio medico di famiglia che può dare dei consigli”.
È vero che il virus proviene dai pipistrelli in Cina e perché in Africa il virus non ha ancora preso piede?
“Si è vero che viene dalla Cina e in particolare era una malattia che colpiva i pipistrelli. Il continente africano ha una grande fragilità nel sistema sanitario e questo tipo di malattie possono esplodere in maniera dirompente. Non c’è una spiegazione al fatto che in Africa non ci sono ancora molti contagi. Controlli di certi non se ne fanno molti”.