Potere nel calcio, ecco chi ce l'ha

Editoriale di TMW
12.12.2008 12:07 di  Raffaella Bon   vedi letture
Potere nel calcio, ecco chi ce l'ha
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Permettete una parola? "Il processo del lunedì" di Aldo Biscardi sta proseguendo nella sua "crociata" per introdurre la moviola in campo. Sul sito della popolare trasmissione si legge che è stata lanciata una campagna di raccolta firme per «per spronare la Figc a farsi promotrice presso le istituzioni europee perché venga formalizzata ufficialmente l'adozione della moviola in campo in ausilio degli arbitri». Nel testo si chiede al presidente Giancarlo Abete «di compiere con urgenza atti formali presso l'Uefa e la Fifa per sollecitare la sperimentazione» della tecnologia video. L'iniziativa è lodevole e meritoria: "il pallone in confusione" sostiene l'uso (ovviamente ben circostanziato e regolamentato) della moviola nel calcio, al pari del basket e del rugby. Sarebbe uno strumento necessario nell'era del calcio a scopo di lucro, per limitare il più possibile gli errori arbitrali. Purtroppo questo appello è destinato molto probabilmente a cadere nel vuoto. Motivo? Il peso politico della nostra Federazione, soprattutto nel governo mondiale del pallone presieduto dal potentissimo Joseph Blatter, è debolissimo.
Proprio il numero uno della Fifa si è detto sempre contrario all'introduzione della moviola nei rettangoli di gioco. Lo ha detto e ribadito più volte, che «il calcio deve conservare il suo volto umano: è un gioco, lasciamolo com'è» (si legga qui). Nel suo eccesso di romanticismo d'altri tempi Blatter però dimentica (o finge di dimenticare) che viviamo (vogliamo ripeterlo per rafforzare il concetto) nell'era del calcio a scopo di lucro e delle quotazioni dei club in Borsa che in Italia è stata inaugurata dalla pasticciata legge Veltroni del 1996. E in questa era ai direttori di gara non è concesso sbagliare: un rigore inventato o non concesso, un gol annullato per fuorigioco inesistente oppure un'espulsione affrettata di un giocatore possono arrecare considerevoli danni patrimoniale alle società, come ad esempio una mancata qualificazione alla Champions League oppure una immeritata retrocessione che costano considerevoli somme che fanno versare costosissime lacrime in euro ai dirigenti pallonari. E a proposito, una domanda sorge spontanea: ve lo immaginate domenica prossima un errore arbitrale in favore del Chievo a San Siro contro l'Inter? Fantascienza.
Ma se Blatter tiene fermo il suo "niet", cosa può fare la nostra Federazione? Molto poco, visto che il nostro paese non è presente nel Comitato esecutivo, ossia nel governo della Fifa. Come già riportammo un anno fa, nella stanza dei bottoni del calcio mondiale siedono un vicepresidente di Tahiti (Reynald Temarii presidente della Federazione Oceania) e un membro a testa di Qatar, Thailandia, Cipro, Tunisia, Guatemala e Costa d'Avorio. Il rappresentante di Trinidad e Tobago è stato promosso da semplice membro a vice presidente e siede assieme al suo collega tahitiano nientepopodimeno che accanto a Michel Platini, "le roy de France" e presidente Uefa. Nazioni che, con rispetto parlando, non sono paragonabili per importanza sportiva e politica all'Italia. Ma il Belpaese non è presente neanche nella Commissione arbitri, che sarebbe l'organismo più indicato per fornire pareri e indicazioni tecniche riguardo la moviola in campo. In esso sono presenti i membri degli Emirati Arabi, Barbados, El Salvador, Senegal, Mali e Bahrain che, sempre con parlando con il massimo rispetto, sono al di sotto del nostro paese. A differenza di un anno fa, Nuova Caledonia e Vanuatu hanno preso il posto di Isole Salomone e Tahiti: insomma, l'Oceania ha una considerevole fetta di potere in questa Commissione, tanto da scambiarsi le poltrone. Ma perché l'Italia manca proprio in questi organismi chiave? La domanda deve essere posta ai dirigenti della Figc e al presidente Abete in particolare (che riveste la carica di membro del Comitato Fifa organizzatore del torneo olimpico di calcio) ossia quella che ha il potere-dovere di evidenziare a Blatter l'importanza della moviola in campo: ma che per ora resta solo una bella iniziativa da propagandare e nulla più da parte dei media italiani. Ma forse è meglio continuare con le lamentele a ogni conclusione di partita e far proliferare le chiacchiere da bar sport, per tutti.