Papadopulo: "La salvezza è la nostra Champions"
«Il calcio non è una scienza esatta». La butta sul filosofico Giuseppe Papadopulo alla vigilia della delicata partita che il suo Bologna si appresta a giocare domani al Dall'Ara contro il Genoa. «Noi ci rifacciamo al nostro spirito di grande sacrificio. E la consapevolezza di affrontare una squadra di grossi valori tecnici e di alta classifica, potrebbe innescare quelle sensazioni che fanno centuplicare le forze». Per la 'primà davanti al suo nuovo pubblico, il tecnico toscano si appella ai tifosi, affinchè lascino da parte la contestazione e sostengano la squadra: «Non possiamo pretendere che i tifosi siano troppo ottimisti, quello che succede oggi a Bologna è normale e accadrebbe ad ogni latitudine calcistica- dice Papadopulo- Ma i ragazzi mi sembrano proiettati al positivo, pur trovandosi coinvolti in una situazione che nessuno ad inizio campionato avrebbe pensato di affrontare. Abbiamo bisogno che la tifoseria sgombri la mente dalla negatività per fare corpo unico con la squadra, che ha bisogno di essere supportata dall'amore del suo pubblico». Cos'è cambiato in una settimana, dopo la sconfitta di Palermo? «I ragazzi hanno avuto la possibilità di leggere meglio l'allenatore, i suoi concetti, la sua mentalità- prosegue l'ex allenatore della Lazio- I ragazzi hanno dei valori, che per motivi disparati non sono riusciti ad esprimere. Ora servono i risultati e li dobbiamo ottenere dando fondo a tutte le energie psicofisiche a nostra disposizione: solo così possiamo salvarci». E per raggiungere l'obiettivo, si è fatto ricorso al ritiro a Coverciano: «Volevo che la nostra frequentazione fosse portata all'infinito, ci dovevamo trovare a colazione, a pranzo, a cena, a leggere il giornale, in campo. Avevamo bisogno di stare sempre insieme e di chiederci per quale motivo lo stavamo facendo» prosegue Papadopulo, il quale, poi, spiega il passaggio dalla difesa a tre alla difesa a quattro: «Gli infortuni ci hanno colpito in diverse zone del campo: in particolare nel cuore della difesa e sugli esterni. Inoltre, se dovessi imporre una cosa senza ricevere l'assenso da parte giocatori otterrei un effetto boomerang: ho quindi deciso di coinvolgerli e ho tratto le mie conclusioni: non sconfesso la difesa a tre, ma la linea a quattro in questo momento mi pare la più praticabile. Del resto, io non sono venuto qui per dimostrare che ci so fare ma per calarmi in una situazione abbastanza difficile con la consapevolezza che i ragazzi riusciranno a venirne fuori. Il Genoa è una squadra in salute con obiettivi molto alti. Ma anche noi abbiamo la nostra coppa campioni da conquistare: la permanenza nella categoria».