Lega Pro, Macalli: "Martedì decideremo il da farsi"

09.10.2009 18:37 di  Raffaella Bon   vedi letture


Dopo il polverone scoppiato con l'approvazione da parte della commissione Istruzione del Senato della legge sugli stadi che ha toccato anche la redistribuzione delle risorse legati ai diritti audiovisivi, i microfoni di Tuttomercatoweb hanno raggiunto in esclusiva Mario Macalli, presidente della Lega Pro, che ha spiegato la propria posizione.

Quali sono i motivi della vostra protesta?
"Dipende dal fatto che il Senato ha approvato questa disposizione sugli stadi, a cui i giornali hanno dato grande rilievo. Va bene che gli stadi vadano ammodernati perché ci vogliamo candidare ad ospitare gli Europei del 2016, ma è assurdo che sia stato toccato anche il decreto Melandri che prevedeva la redistribuzione alle categorie minori, quindi Serie B e Lega Pro, del 6% dei proventi relativi ai diritti audiovisivi e del 4% a una fondazione che a noi non tocca. Questa normativa è stata cambiata con il decreto sugli stadi e all'articolo otto si dice che non c'è più il 6%, ma bensì il 9,50% e alla fondazione rimane lo 0.50%. Di questo 9.50%, però, il 7,50% va alla serie B, l'1% a noi e hanno fatto entrare anche i dilettanti che nel decreto Melandri non c'entravano nulla. Dalle agevolazioni sull'ammodernamento, poi, quasi tutte le nostre società sono escluse perchè il limite minimo di capienza è sceso sì a 10.000, ma per farvi rientrare le società di serie B, quindi è una doppia fregatura. Le società di B, che hanno fatto disastri con le risorse ricevute in questi anni, sono state premiate, mentre quelle di Lega Pro, con presidenti virtuosi che hanno sempre fatto le cose per bene, sono state ancora una volta penalizzate. Questo non va bene e noi martedì ci troveremo per decidere cosa fare assieme a tutti i presidenti".

C'è quindi la possibilità di interrompere i campionati?
"Questo lo decideranno i presidenti, non lo so io. Se decideranno questo interromperemo il campionato senza problema".

La sua sensazione, però, è questa?
"Abbiamo tante cose da fare, non siamo gente che si diverte a sparare cose del genere. Di noi non frega niente a nessuno, ma a noi frega ancora meno dei politici. Forse questi signori non sanno che si va a votare fra due mesi e vedremo cosa succederà in novanta città. Quattro lire per comprare pagine di giornali le diamo ancora per spiegare a tutto il popolo cosa sta succedendo nel calcio italiano e cosa stanno facendo questi politici. Il loro posto è a casa, non a governare".

Sentendo un po' i presidenti, che aria si respira oggi?
"Quello che succederà lo vedremo martedì, io non sono nella testa di novanta presidenti che rappresento. Ho le mie idee, ma non contano, contano le loro perché la democrazia è questa. Se poi decideranno di fermare i campionati, anche per sempre, a me va benissimo e non è un problema. I giocatori li mandiamo a prendere gli stipendi da questi politici o da Beretta, a Milano. Lì i soldi li incassano".