Il Torino a Superga un messaggio di pace
Non solo freddo e pioggia battente, ieri al colle di Superga. La nebbia, infatti, ha cancellato la Basilica dagli occhi commossi di duemila tifosi, proprio come avvenne 61 anni fa quando si schiantò l’aereo che riportava a casa il Grande Torino dopo l’ultima trasferta di Lisbona. Alle 17, la stessa ora della tragedia, il cappellano granata don Aldo Rabino, ha tenuto la Messa; poi tutti davanti alla lapide con il capitano Bianchi a scandire forte i nomi degli Invincibili. «Superga è sana, è un luogo unico per pregare. Ma il popolo granata deve rimanere compatto: divisi non si va da nessuna parte, divisi si muore» ha detto nell’omelia don Aldo che poi ha stigmatizzato le incomprensione che hanno indotto Cairo (gli ha anche telefonato per convicerlo a venire) a disertare l’appuntamento del 4 maggio: «La violenza, sia essa verbale che fisica, dà sempre fastidio, ancor più quando avviene nella stessa famiglia: che gli animi si rappacifichino, altrimenti ci rimette il Toro»