Casarin alla Gazzetta: "Uniformità difficile ma non impossibile: i falli vanno studiati"

12.12.2023 11:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: La Gazzetta dello Sport e Tmw
Paolo Casarin
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Paolo Casarin

L'ex arbitro Paolo Casarin, in un'intervista a La Gazzetta dello Sport, ha parlato della tanto invocata - da tifosi e addetti ai lavori - uniformità di giudizio da parte dei direttori di gara: "È difficile, non impossibile. La verità è che c’è un numero consistente di falli racchiusi in una zona grigia all’interno della quale gli arbitri devono studiare per crescere. Solo così si può migliorare".

Impossibile trovarla, non ci si arriverà mai, dicono i pessimisti.
"Sa cosa significa il primo giallo? Un “avertissement” in francese, un avvertimento, quindi qualcosa di molto più serio di quel che si pensa: l’arbitro dice al giocatore che si fida di lui, che alla prossima non la passerà lascia e che quindi deve mantenere una condotta di gara giusta e leale. Non a caso ci sono fior di allenatori che tolgono i giocatori ammoniti perché sanno che rischiano di depotenziarsi dopo la prima ammonizione, oltre al fatto del rischio di restare in dieci".

C’è chi dice giallo e chi no, chi dice rigore e chi no, chi lo vede rosso e chi no.
"Ripeto: l’uniformità è difficile ma non impossibile. A parte Orsato, è pieno di ragazzi che devono crescere e migliorare. E per crescere e migliorare serve studiare. Per quanto siano bravi però non sono maghi: devono conquistare esperienza e per farlo devono studiare. Sa qual è il vero dramma di un arbitro? È che non può rivedere. Oggi sì. Tutto ciò che è punibile deve essere visto. Nulla deve restare impunito. Anche da due persone. Ma senza che nessuno si offenda, non è la tv che ti insegna ad arbitrare. È il campo. Ed è solo lì che si cresce".