BORGONOVO, la Sla e un dribbling:Non getto via la vita

08.09.2008 15:42 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fonte: la Stampa

In Italia ci sono 5500 persone affette da Sla (una ogni 50 mila ogni anno), la sclerosi laterale amiotrofica, quella terribile malattia degenerativa e progressiva che colpisce il sistema nervoso e porta alla paralisi. Un male che nel mondo del calcio è tristemente conosciuto per il numero di vittime (già 15) che ha mietuto e le cui cause sono ancora scientificamente ignote.

Ieri sera sul nuovo canale SkySport 24 si è parlato di Sla, conosciuta anche come Morbo di Lou Gehrig, dal nome del giocatore americano di baseball che per primo ne fu colpito. La tv satellitare l’ha fatto con la toccante testimonianza di Stefano Borgonovo, 44 anni, ex centravanti della Fiorentina di Roberto Baggio e del Milan di Arrigo Sacchi. Nel 2005 Borgonovo ha scoperto la malattia, che ora è in uno stadio molto avanzato. Adesso è immobilizzato e comunica, come faceva Pier Giorgio Welby, attraverso un computer che traduce in parole elettroniche un movimento degli occhi o un impalpabile battito di palpebre. Lotta con lo stesso coraggio con cui una volta si buttava su un pallone vagante in area di rigore per cercare il gol.

Stefano è stato a lungo all’ospedale Niguarda dove c’è un centro all’avanguardia per la cura della Sla. Duemila metri quadrati con tutti i macchinari più sofisticati e un’equipe medica di prim’ordine, con 25 posti letto per i degenti e 4 per il day-hospital. A creare questo reparto in cui si cerca di alleviare le terribili sofferenze dei malati, è stato l’oncologo Stefano Melazzini, presidente dell’Aisla (sito internet www.aisla.it), anch’egli affetto dallo stesso male. Melazzini ha segnalato la presenza di Borgonovo al Nemo di Niguarda a Massimo Mauro, che con Luca Vialli ha creato una fondazione per la raccolta di fondi contro la Sla. Mauro ha incontrato l’ex giocatore, l’ha convinto a diventare testimonial della lotta alla malattia, ha soprattutto trovato un uomo coraggioso, lucido, pronto a collaborare e per nulla disposto a firmare la resa. Stefano non pensa all’eutanasia, anzi, vuole restare in campo per contribuire a incrementare la ricerca e reperire fondi per macchinari che sono molto costosi.

Attraverso il computer che gli permette di comunicare con la moglie e i quattro figli, ha potuto rispondere alle domande che Mauro gli ha posto incontrandolo mercoledì nella sua abitazione milanese. Stefano vi ritorna quando le sofferenze gli concedono tregua e le cure diventano meno martellanti. Parole mai scandite dalla disperazione e che in taluni momenti si sono trasformate perfino in un inno alla vita. Ha scagionato il calcio: «Io tornerei in campo, non è provato in nessun modo che giocare a pallone possa causare la Sla. Continuerò a dare il mio contributo, perché si riesca a trovare una cura». Mai lontano dalla quotidianità, segue con partecipazione le vicende del mondo che sta fuori dalla sua finestra. L’ha colpito il dramma di Pessotto: «La vita non si getta mai via. Sono contento che ora stia bene. Non bisogna distruggere il bene più prezioso che abbiamo». L’8 ottobre Milan e Fiorentina giocheranno una partita il cui incasso sarà interamente devoluto alla neonata fondazione «Stefano Borgonovo». Un gesto che gli è piaciuto: «Ringrazio Galliani e Della Valle, con questa iniziativa mi hanno reso felice». Borgonovo sarebbe ancor più contento se la A e la B devolvessero una percentuale dell’incasso di una giornata di campionato all’Aisla. Una proposta che Massimo Mauro ha fatto anche sua e che spera di poter trasformare presto in realtà.