Lettere alla redazione, non si segna

Pubblichiamo questa disamina di un tifoso
23.01.2012 11:54 di  Marina Beccuti   vedi letture
Lettere alla redazione, non si segna
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Detto che il gioco del calcio è cosa da bambini che sono i soli depositari di tale ricchezza, detto che il calcio professionistico è un magma ed un marasma di sporcizia e soldi riciclati, detto che poco c'è da credere come sempre in ciò che si vede e nei titoli dei giornali, resta un amore infantile una sorta di promessa di sangue fatta ai propri parenti ed a se stessi od a dei giocatori morti lassù che tanto lustro, amore e fiducia nell'avvenire sopratutto in Noi stessi hanno saputo infondere come investimento in una società civile ricca fiera e durevole. In questo l'essere del Toro è un cassetto speciale e particolare dell'anima che luccica agli occhi degli ingnari, ignari spesso noi medesimi della ricchezza contenuta nei nostri cuori.


Di fronte a questi occhi ed a questi propositi  cui solo faccio riferimento mi chiedo: cosa ne è della squadra degli indomiti granatieri? Cosa ne è del tempio domenicale e settimanale che come tutte chiese che si rispettano ha obbligo di accoglienza e di confessione a chiunque colto da un dubbio necessiti di un orecchio attento? Cosa ne è dei ragazzini schiamazzanti dietro un pallone nella corte del Fila?
Mi manca ancora il Toro!
Ventura è arrivato ed ha portato nella finalmente riconfermata tradizione granata: aria fresca, idee, entusiasmo e finalmente qualità! Siccome è sempre stato grazie alla alta qualità ed al genio che si è dovuto molto dell'epopea granata quello smarcarsi e mettere in avanti ed anteporre la bellezza pura del gesto anche e sopratutto di fronte ai millantatori e speculatori di turno.


La generosa offerta di un cartone di caldarroste verso un orfanello di strada rispetto a grassone ingioiellate a spasso per il centro, la nobiltà di questi gesti ci fanno e ci contraddistinguono anche in termini pratici cui spetta il giusto rispetto e posto in una società meno stupida ed alla deriva di quella che volontariamente appare sui teleschermi. Allora il timore che il Torino non sia ancora all'altezza di se stesso è ancora grande. Senza voler essere cattivi e senza voler guardare sempre e solo al passato ma il timore che il Torino di Cairo sia livellato verso il basso mi preoccupa.


Certamente si rema tutti dalla stesa parte e si tifa per il Toro in A ma: Comi non mi pare ancora uno Zaccarelli, Petrachi, mister parametrozero, è lontano dai Bonetto anni luce, il Filadelfia resta fino a prova contraria un idea o peggio un ideale, sono anni che il Torino non vince un trofeo nazionale: Viareggio, Campionati giovanili o maggiori, Antenucci è un ottimo ottimissimo giocatore, non me ne voglia ma non mi sembra un campione o meglio mi sembra un campione ma ancora non lo vedo, sarò gramo ma se ci hanno fatto retrocedere con gente come Sereni, Natali, Bianchi e Dzemaili all'ora se si pensa di risalire: innanzitutto un gioco, un gruppo (ci sono) ma anche giocatori di categoria ed all'ora ed in questo temo un Torino costruito al ribasso. Vediamo come si comporta la Società in merito a questo problema portiere e credo che si potrànni tastarne certezze sull'atteggiamento e sulle ambizioni. C'è da dire in merito all'ultima  retrocessione che di anima Toro e gruppo c'era proprio poco accecati tutti da lustrini, Recoba e paillettes increduli di serie A   dove ci siamo tutti creduti il Milan che è lontano anni luce dal Toro non nelle capacità di vertice cui il Toro già solo nella sua essenza ha diritto ad eternam, ma nei valori che costituiscono e strutturano le due comunità sociosportive. Le qualità, l'impegno e l'amore, si l'amore ci contraddistinguono.


Grazie a Ventura l'impegno e l'amore ritrovato nei confronti di molte cose, dal ritrovarsi il sabato insieme allo stadio od al piacere di giocare dei suoi ragazzi, ci sono, resta la qualità e che che se ne dica malgrado l'affetto che ci porta a spingere ed accompagnare giustamente i nostri ragazzi là davanti, ma a meno che ce ne dimostrino il contrario: Sgrigna, Ebagua, Antenucci mi sembrano poco giocatori da Torino e da serie A. Ci dimostrino il contrario e si meritino una maglia granata nella massima divisione.


Perchè, che ne dica Ventura, (che ha riportato un gioco a Torino che mancava da vent'anni...), non si può nemmeno vedere mediamente transitare il pallone 40 volte nell'area avversaria, avere il 60 per cento di possesso palla, subire il doppio dei falli rispetto a quelli fatti a dimostrazione di superiorità e timore da parte dell'avversario, una decina di tiri chiari in porta ed altrettanti fuori, vincere largamente la particolare classifica dei corner e delle punizioni dal limite contro l'avversario e ritrovarsi se va bene a fare un golletto. Sì è sfiancante tifare Toro, per una volta non chiusi in un Fort Apache ma nell'esatto contrario, eppure il risultato e lo scoglionamento restano identici e, checchè ne dica Ventura, che predica positività e unità d'intenti e protegge i suoi giocatori (FINALMENTE!), ma papale papale: NON SI SEGNA. E' chiaro, agli occhi di tutti, che il Toro non segna per mancanza di cattiveria sottoporta, per eccesso di egocentrismo da parte di alcuni interpreti a volte, per deresponsabilizzazione collettiva cui a volte il gioco iperlavorato può comportare, resta il fatto che il Toro non segna.


Allora se si vuole andare in serie A, da buon allenatore nel pallone come altri 20 millioni di italiani che sono, dico: almeno un'ora di allenamento a tirare DENTRO  la porta ad ogni seduta di allenamento da parte di tutti! Perchè se è vero che la forza del Toro è il gioco collettivo lo può essere anche la segnatura da parte di tutti gli interpreti del match e che gli attaccanti si sentano stuzzicati a fare meglio dei compagni terzini. Poi se la A arriverà, allora, un Pazzini ed un Quagliarella, insieme ad uno spledido Meggiorini ed un ritrovato Bianchi, sappiano meritarsi le maglie numero 9 ed 11 del Torino nella serie maggiore.


Una cosa sola: se si và sù, fermo restando, consizione sin equa non, il mantenimento del Gruppo e del ritrovato orgoglio e spirito Toro, ma la rosa deve essere fatta livellando all'alto la qualità dei giocatori  dove  Ogbonna deve essere un esempio di qualità da raggiungere  anche negli altri reparti e non il contrario  altrimenti... Perchè, se siamo già partiti che l'unico buono lo diamo subito via credendosi i maghi del calciomercato: ahi ahi ahi... Se costruiamo un Toro con un paio di Ogbonna in più a stagione da aggiungere al quello già presente...ahi ahi ahi ma per gli altri... FORZA TORO
Andrea Morè