In Africa vince un pezzo di Toro
Molti si ricorderanno di Danilo Pileggi, centrocampista calabrese, classe '58, che visse tre periodi ben distinti in maglia granata, dapprima giovanissimo nella stagione '77/78, quando nell'aria si sentiva ancora il profumo dell'ultimo scudetto (1 partita e 1 gol all'esordio contro il Bologna). Andò un anno all'Ascoli, per poi rientrare, '79/80, 12 presenze, nessun gol, e infine il ritorno dall'83 al'87, dove visse quattro stagioni collezionando 62 presenze ed un gol. Ebbene, da vice di Dossena quando allenava il Ghana, Pileggi deve aver sofferto anche lui del mal d'Africa, in quanto è rimasto e recentemente ha vinto lo scudetto con la squadra considerata la Juventus d'Etiopia, il Saint George, con cui ha conquistato 59 punti in 26 partite. "Sono qui da due anni e al secondo abbiamo vinto. In realtà però in questa stagione, sono subentrato a un collega serbo, che la società ha esonerato dopo tre partite. A novembre mi hanno richiamato ed è andata bene", ha detto l'ex giocatore a Repubblica. Indubbiamente sono tante le difficoltà, come dice lui stesso: "La preparazione è da migliorare parecchio. Non c'è una cultura professionistica. O meglio i calciatori sono professionisti, perché, di fatto, il calcio è il loro lavoro. Ma dal punto di vista mentale sono più proiettati sull'oggi che sul domani. Si accontentano, invece di puntare a migliorare ancora".
La televisione non la fa ancora da padrona nel mondo del calcio, che preferisce un altro media: "La nota più interessante è quella delle radio che parlano tutto il giorno di calcio, mi ricordano quelle romane: Nazionale, campionato e calcio straniero sono i temi principali". Tuttavia il pubblico è molto presente allo stadio: "In media ci sono almeno 10-15mila persone allo stadio. In occasione dell'ultima partita di campionato siamo arrivati anche a più di 25mila, c'era il tutto esaurito. E' stata una bella festa".
Il calcio italiano non è molto seguito, in Africa preferiscono seguire la Premier League dove il tifo va per la maggior parte al Manchester United e all'Arsenal (che annovera sempre forti giocatori di origine africana). Infatti la gente è rimasta indietro sui nomi del nostro calcio: "L'interesse è un po' fermo, si citano ancora giocatori di 10 anni fa, è legato a un'immagine del passato". Forse quando il calcio era meno parlato e più entusiasmante.