ToroMio, Pep Guardiola nuovo allenatore del Toro!

Finalmente la verità sul calcio sano, utile, educativo, vincente.
22.01.2013 09:18 di  Marina Beccuti   vedi letture
ToroMio, Pep Guardiola nuovo allenatore del Toro!
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Hernandez/Alterphotos/Image Sport

Liberiamo subito il campo da equivoci. Io sto con mister Ventura ed auguro a lui ed ai nostri ragazzi che guida in campo tutte le domeniche ogni bene e fortuna.
Un giorno però vorrei leggere anch’io un titolo così sui giornali e preciso…vorrei essere sveglio.
Il piu’ conteso allenatore del mondo sceglie la mia squadra. Per soldi, certo. Ma non solo.
L’ultima volta che sono uscito con un articolo su siti granata era il 26/4 dell’anno scorso.
In quell’articolo celebravo il Bayern Monaco (potete ritrovarlo facilmente su internet tramite google o sul  sito di ToroMio: “Grande Bayern, Forza Toro” era il titolo).
Finalmente, a contorno della notizia dell’accasamento del grande Pep Guardiola in Baviera, anche se solo in un trafiletto, la principale testata giornalistica sportiva nazionale scrive la verità sulla miglior ricetta per un calcio sano, utile, educativo e vincente sia dal punto di vista sportivo che economico.
E’ la Gazzetta dello Sport.
Non scrive nulla di trascendentale, semplicemente la verità, tenuta volutamente nascosta su gran parte dei media, come tutte le verità scomode, in un paese in troppi casi libero e democratico solo apparentemente.
Lo stesso Tuttosport ad esempio, in questi giorni, pur parlando dell’età dell’oro del calcio tedesco a margine del trasferimento del piu’ quotato allenatore del mondo, non mi pare abbia descritto il modello organizzativo delle squadre che militano in Bundesliga. Si è limitato a sottolineare in un articolo che ho letto oggi (guarda caso!) l’importanza di avere uno stadio di proprietà. E così indirettamente incensando noi sappiamo bene chi.
La Gazzetta dello Sport va invece a spiegare, una volta tanto direttamente e senza censure, l’origine dell’esplosione del calcio tedesco.
Il titolo dell’articolo uscito il 17/1/2012 è “ Stadio pieno, profitti e cura del vivaio. Ed è il quarto club più ricco d’Europa”.
Ma la cosa importante è che finalmente il giornalista, Marco Laria, descriva, banalmente ma lucidamente, uno stato di fatto. Una realtà quindi e non un sogno che dovrebbe farci riflettere in tanti.
La FC Bayern Munchen AG (sarebbe come dire qui il Torino FC Spa) è per l’81,8% di proprietà di 171 mila soci tifosi riuniti nell’associazione  “Bayern Munchen e.V.” (i soci sono ancora cresciuti tantissimo dall’aprile scorso).
Gli altri soci azionisti oltre alla Bayern Munchen e.V, sono oggi grandi imprese: AUDI e ADIDAS, con una uguale quota del 9,1 % a testa.
E’ semplicemente il top dell’applicazione delle regole sulla governance nel calcio che vigono in Germania e che impongono praticamente ad ogni società di essere, per minimo, al 51% di proprietà dei suoi tifosi.
Per cronaca, curiosità e verità riferisco che in Bundesliga il monopadronato è sopravvissuto, in deroga alle regole generali e per ragioni storiche, in sole due società: il Bayer Leverkusen (di proprietà dell’omonima notissima casa farmaceutica) e il VFL Wolfsburg (di proprietà della altrettanto arcinota Volkswagen): portato il modello in Italia e lasciata la proprietà esclusiva della Juventus alla famiglia Agnelli in deroga (come al solito) alle regole uguali per tutti, immaginatevi quindi un campionato dove i gobbi non vincerebbero quasi mai.
Infatti in Germania sembra proprio che quanto più è alta la percentuale ed il numero dei tifosi tanto più è alto l’attivo del Club e non per donazioni a perdere di piccoli azionisti o di magnati.
Il segreto è una gestione virtuosa che scaturisce naturalmente dalla compresenza di una quota di azionariato popolare all’interno della società e per un inevitabile enorme potenziamento delle attività di marketing e di merchandising che trovano, in un simile modello organizzativo, la immediata disponibilità di un numeroso e fidelizzatissimo bacino di possibili contatti.
Risultato?
Dice l’articolo 368 MILIONI di euro di ricavi in un anno, di cui 82 milioni dalle sponsorizzazioni, “udite udite” 57 milioni dal merchandising, 129 dallo stadio.
E soprattutto finalmente spiega come si arriva a tutto ciò, cioè con una gestione trasparente e virtuosa che consente di pagare 166 milioni di euro di stipendi, di accedere pochissimo al credito, di costruire dal vivaio talenti (ed anche in questo senso peraltro occorre sottolineare come in Germania vigano obblighi precisi di sviluppo del settore giovanile per i club professionistici in forza di normative all’avanguardia).
Fino così a potersi permettere i Bavaresi, beati loro, anche follie di mercato  perché forti, grazie a questo modello di gestione, di un attivo di bilancio e soprattutto di cassa, spaventoso.
Ed ecco allora che può arrivare anche  Guardiola…che peraltro ha precisato che altri club lo avrebbero anche pagato di piu’ ma che lui ha scelto l’ambiente e il progetto che ha considerato il migliore tra tutti.
Ora, mi spiace essere magari noioso ma questo è quanto l’associazione ToroMio sta professando da quasi tre anni e che eppure ancora troppo pochi “cittadini granata” sembrano comprendere.
Il Toro è stato precursore di una miriade di percorsi virtuosi o socialmente importanti nella storia dello sport e del calcio in Italia.
Non è un caso che da quando tanti di questi percorsi sono stati, volutamente, abbandonati, il Toro abbia alloggiato molto in serie B e saltuariamente galleggiato nei bassi fondi della A.
E allora forza, diamo un segnale vero di non meritare quanto ci accade, ma soprattutto di essere nuovamente gli antesignani del rinnovamento vero nello sport.
Per cambiare l’Italia, slogan fin troppo gettonato di questi tempi,  dobbiamo innanzi tutto cambiare noi stessi, e non sperare che una elezione politica con gli stessi soggetti in corsa possa modificare la situazione, oppure, per tornare subito a quanto qui interessa, che uno sceicco rilevi il Toro.
La rivoluzione vera, pacifica ma intelligente, si fa semplicemente accendendo una lampadina e arrendendosi di fronte ad una evidenza che i dati non solo del Bayern, ma dell’intera Bundesliga, comprese le compagini calcistiche tedesche minori, dimostrano.
In Italia il percorso sarà magari inevitabilmente più lungo ed irto, ma si realizzerà, anche perché forse tra non molto sarà l’Europa a chiedercelo.
Ma non facciamoci trovare impreparati e soprattutto non permettiamo che, con qualche sotterfugio, qualcuno ci lasci fuori dalla porta o magari tenti di propinarci un surrogato, fregandoci come al solito.
Proprio vicino a noi infatti possiamo apprezzare il surrogato del Bayern.
Un bel giocattolo bianconero, che esteriormente vuole realizzare qualcosa di simile al club di Monaco, con un appariscente stadio di proprietà, ma dove i tifosi, a differenza che in Baviera, non sono altro che “clienti” puri e semplici ed ogni tipo di potere resta ben concentrato in capo a pochissimi, a una famiglia.
Ma io ritengo che questi pochissimi, senza un minimo di controllo dato anche solo dalla presenza e dal calore forniti da una partecipazione popolare, a volte possano più facilmente magari essere indotti a piegare verso vie sbagliate e magari a scordarsi che una squadra di calcio è anche e soprattutto un grande patrimonio per la gente tutta che la ama. Per il Toro poi questo aspetto è moltiplicato…
Io penso che chi abbia la responsabilità della proprietà e del comando possa senz’altro guadagnare di piu’, sotto tutti i profili, dalla cosa che ha, solo se la usa bene ed al massimo delle sue potenzialità.
In sintesi:il Toro ad oggi ha ancora una importante potenzialità inespressa, il Bayern no.
Liberiamo questa energia! E magari potrò un giorno, da sveglio, leggere un titolo tipo quello di quest’articolo.
Infatti resto convinto che intraprendere la strada dell’azionariato popolare sia un grande affare anche per un imprenditore che sia a capo ovvero si coinvolga con la società: i dati sopra elencati lo dimostrano.
Comunque per noi tifosi granata non ci sono strade diverse oggi, se vogliamo dimostrare di essere ciò che crediamo e diciamo di essere. E non ci sono altre strade per aiutare in concreto il nostro Toro.
Ogni tifoso deve fare la sua piccola o grande parte e decidere di formare un’unica grande associazione granata già pronta ad essere azionista del Toro.
Il Presidente Cairo già conosce l’idea e se avesse il coraggio di attivarla (coraggio ce ne vuole in una realtà come quella italiana, bisogna riconoscerlo…), andando per gradi ci mancherebbe, a mio giudizio troverebbe nella gente granata una inaspettata risorsa per il Torino FC, società che pian piano, a pieno titolo, potrebbe quindi cominciare a chiamarsi con il suo nome per esteso “Torino Football Club”.
Il movimento c’è, le idee sono inequivocabilmente giuste e nate per prime in Italia, i professionisti e gli esperti ci sono, centinaia di altri possono aggiungersi, l’associazione è stata fondata.
Si chiama ToroMio ed è nato per promuovere la partecipazione concreta di noi tifosi ai destini della squadra che fa palpitare il cuore a tanti ed a noi per primi.
Lì devono convergere le idee, le risorse, gli uomini veri, granata, gli eredi seri del GRANDE TORINO.
Nel momento in cui saremo tutti davvero “istituzionalmente” insieme (in ToroMio, in un’altra associazione il cui nome si deciderà poi, non importa…), saranno poi il Presidente, i grandi imprenditori a dover decidere se cavalcare con noi l’onda del rinnovamento, del successo sportivo ed economico oppure stare alla porta.
E’ una missione dura, lunga magari ma certo non impossibile.
La verità e la concretezza di altre realtà come quella del Bayern, come visto, ci confortano: ma sulla terra serve sempre e soprattutto tanta passione per realizzare un ideale.
Chi è pronto a offrire la sua?

Forza Toro e consentitemelo…Forza ToroMio



                                                                                                 Il Presidente dei Giuristi Granata e
                                                                                                 Vice-Presidente dell’Associazione ToroMio
                                                                                                 Avv. Massimiliano Romiti