Toro, non puoi più sbagliare
Flavio Bacile
Quella contro il Cesena di mister Bisoli è indubbiamente la partita più difficile per l’undici di Colantuono dall’inizio del campionato, infatti, oltre al momento “nero” dei granata, bisogna sottolineare lo straordinario periodi dei romagnoli, praticamente imbattuti in campionato se si eccettua la sfortunatissima prestazione interna contro la Reggina. Cesena, è bene ricordarlo, che non solo ha la migliore difesa del campionato, caratteristica tipica delle squadre allenate da Bisoli, sempre molto brave nel chiudere la porta all’avversario di turno, ma gode di un impianto di gioco di primo livello, ed in questo la classifica non mente.
Il gioco, questo sconosciuto per la maggior parte delle squadre della cadetteria, ma anche per gran parte della massima serie, è proprio il segreto, di Pulcinella in questo caso, della squadra del tecnico di Porretta Terme. Una squadra che non ha prim’attori, ma tanti ottimi giocatori, molti giovani, e quel pizzico d’esperienza che ti garantisce un’annata tranquilla, specialmente in un campionato difficile e lungo come quelle della serie B. E, da bravo ex centrocampista, e Bisoli lo è stato veramente pur arrivando al calcio che conta in età “avanzata”, il tecnico dei romagnoli ha messo molta cura nella ricerca degli elementi giusti per il suo centrocampo, che è senza ombra di dubbio il punto nodale di tutto l’impianto di gioco.
Centrocampo prima di tutto molto disciplinato, ottimo in fase di copertura, con i due mediani che azzannano il portatore di palla avversario già nella metà campo avversaria e con Do Prado, cosa a dir la verità impensabile per chi ricorda il giocatore visto a Catania, Perugina ma anche nelle stesso Mantova, primo difensore del centrocampo con tanto di tackle e contrasti duri. Ma dove dal mio punto di vista eccelle il centrocampo del Cesena, è nel produrre gioco per il reparto offensivo, chiamando in causa sia gli esterni, e qui merita una menzione “il levriero” o “El Galgo” M.E.Schelotto, capace di saltare quasi sempre l’uomo grazie ad una straordinaria prestanza fisica e una facilità di corsa che mette sempre in imbarazzo l’avversario di turno, sia chiamando in causa gli attaccanti, Giaccherini nello spazio o il Bosniaco Milan Djuric con palle lunge o alte, e infine coinvolgendo spesso l’onnipresente Do Prado.
Insomma quello del Cesena, non è calcio champagne, non è calcio spettacolo, ma è calcio vero, maschio quanto serve, pratico e spesso senza fronzoli, non sicuramente come ho letto da qualche parte cinico, perché i risultati se li è meritati sul campo.
Quanto al Toro, come giustamente ha detto il presidente Cairo, con il quale da un certo periodo mi trovo spesso in sintonia, e la cosa onestamente comincia a preoccuparmi, visto che era sempre additato come il principale responsabile di tutto, anche da me stesso il più delle volte, questo non è il momento di parlare ma quello giusto per lavorare.
Presidente che ha giustamente, almeno dal suo punto di vista, a mio parere ora come ora condivisibile, difeso la sua scelta di giugno, vale a dire Colantuono, caricando invece di responsabilità i giocatori, cioè gli interpreti. Non c’è dubbio che a luglio-agosto il Toro era dato da tutta la critica come l’unica vera favorita del torneo, poi a seconda dei gusti qualcuno aggiungeva Brescia, Mantova, Reggina, Lecce. Ancora oggi, nonostante il momento di difficoltà dei granata, la rosa del Toro è giustamente considerata la più forte della categoria, quindi imputare al presidente quel qualcosa di “indefinibile”, che spesso gli si attribuisce, mi pare un esercizio….azzardato.