Toro, il profilo di un campionato (quasi) finito

22.02.2016 18:30 di  Matteo Maero  Twitter:    vedi letture
Toro, il profilo di un campionato (quasi) finito
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

A guardare la matematica, nulla è precluso. Il Toro è undicesimo a 32 punti, distante 11 punti dalla zona Europa League ed a 9 da quella retrocessione, in un perfetto centro classifica che qualche anno fa avrebbe fatto comodo a molti. Tuttavia, il calcio non è solo matematica, ma anche fisica e pertanto esistono formule che possono prevedere, sebbene con una certa approssimazione, cosa avverrà.

La fisica della Serie A 2015/2016 pare delinearsi ogni giornata più chiaramente: la corsa all'Europa sembra al momento riservata alle prime otto, con il Sassuolo a recitare la parte della mina vagante, mentre nelle ultime posizioni risulta altrettanto chiaro che lo stato di forma di Palermo e Sampdoria è palesemente peggiore di quello di Udinese e Frosinone, a sua volta peggiore di quello dei Granata. Questo chiude idealmente i due circoli "caldi" al Toro, a cui non rimane che fare lo spettatore interessato.

In maniera cinica, ma non per questo tendenziosa, si potrebbe affermare che il campionato del Toro è finito, visto che gli obiettivi "di piazzamento", positivi o negativi che siano, risultano distanti o concessi ad altre rose. Rimane altresì certo che l'asticella dei 40 punti vada raggiunta il prima possibile, al fine di formalizzare la situazione di tranquilltà, un sentimento che pare scomparso nella rosa granata, che troppo spesso sembra colpita da un'apparente tensione, forse dovuta alla giovane età complessiva della rosa. 

Può essere questa la chiave per poter riaprire la fisica del campionato? Non avere obiettivi può in un certo "deresponsabilizzare" una rosa troppo spesso sotto pressione? È plausibile, ma la calma collettiva è difficilmente la somma della tranquillità dei singoli, perché anche il gioco, la tattica, deve essere un elemento a cui gli elementi coinvolti devono potersi affidare. Tutto ciò, come prevedibile, dipende dallo staff tecnico, che deve necessariamente tener non solo dei risultati tecnici conseguiti, ma anche delle velleità degli interpreti. Un buon gioco galvanizza e convince chi lo interpreta ed appare chiaro che recentemente la rosa non è apparsa convinta nell'approccio alle varie fasi di gioco.

La ricetta per formalizzare e, perché no, migliorare, è composta da pochi, ma fondamentali, ingredienti. A volte basta davvero poco per dare la svolta e dare un nuovo inizio a qualcosa di apparentemente concluso.