Toro, cercasi cuore disperatamente
Pierpaolo Bironi
Tifoseria e Cairo si sono incontrati per un chiarimento dopo i lanci di accuse degli scorsi giorni. In un momento dove la tranquillità in seno alla squadra è fondamentale il Toro comincia a sfaldarsi dando di se segnali poco rassicuranti. Il patron ha commesso un grave errore nel criticare aspramente i gruppi di tifosi. Anche se avesse ben ragione i fatti gli danno torto, ora è il momento di parare i colpi e le stoccate, non quello di affondare la spada. Le sue spalle dovrebbero diventare larghissime, perché se vuole che questa stagione scorra via vittoriosa ha bisogno che la squadra abbia l’affetto del suo pubblico.
In un clima di smobilitazione sempre più preoccupante subito dopo sono arrivate le dichiarazioni di Rubin, ragazzo di grande talento, corsa e testa, che però in questo caso ha mostrato mancanza di stile. Come già scrissi per Dzemaili una settimana fa, nonostante la retrocessione entrambe questi due talentuosi calciatori devono ringraziare il Torino e dare alla squadra il rispetto che merita. Oggi le bandiere non esistono più, una di queste per il Toro potrebbe diventarla Rolando Bianchi esempio di attaccamento alla maglia che dimostra ogni giorno cancellando ogni voce di mercato e impegnandosi per risorgere come solo il Toro sa fare. Rubin e Dzemaili sono un valore aggiunto di questa formzaione, ma anche un esempio, a questo punto di cosa Cairo non deve più fare, cioè tenere giocatori non motivati e speranzosi di scrivere il loro nome nella storia del calcio,ma non “semplicemente” nella storia del Toro, dimenticando che la squadra granata è la storia, quella triste, romantica della guerra e del dopoguerra. Foschi e Cairo dovranno fare capire questo alla squadra, Colantuono dovrà vestirli di granata dentro e non soltanto fuori, perché negli ultimi anni nel Toro di granata c’erano solo le maglie. Il mercato? Se Rubin e Dzemaili se ne andranno, chi arriverà dovrà garantire un futuro e non credo che Succi o Loviso lo siano. Il primo sarebbe inutile.
Con Abbruscato, Gasbarroni, Di Michele e Bianchi non serve un attaccante, soprattutto uno che poi in serie A non garantirebbe il salto di qualità che la squadra dovrà fare. Lo stesso discorso vale per Loviso. Questi giocatori se dovessero arrivare rappresenterebbero solo il presente. Il futuro per il Toro deve essere altro; devono essere Bottone, Gorobsov, Malonga ed ogni talento che Rino Foschi riuscirà a scovare e a portare sotto la mole. Grinta cuore passione, i tifosi vogliono questo e questo al giorno d’oggi è quello che ti fa vincere le partite al di là dell’aspetto tecnico. E’ questo che i mercati dell’era Cairo non sono mai riusciti a dare alla squadra. Il Toro ha bisogno di un’anima, francamente fino ad oggi è però stato solamente un cimitero di vecchi e stanchi elefanti arrivati per elargire sorrisi e raccontare grandi storie di passati gloriosi.