Sensounico, a suon di Toro. Il coccodrillo come fa?
Canzone vincitrice dello Zecchino d'oro nel 1993 è la canzone d'apertura del nostro concerto. Già perché l'articolo che leggerete poteva essere un coccodrillo, ossia ciò che in gergo giornalistico viene definito un articolo scritto prima che un avvenimento accada. Avrei potuto così continuare ad ignorare questa partita, la cui attesa è stata logorante tanto era sentita da tutti i tifosi. Così avrei potuto dedicarmi ai lavori di casa, a studiare un po' sulla chitarra, a farmi una bella pennichella pomeridiana. Ed invece il masochismo tutto granata ha fatto sì che fossi collegato sulla partita già alle due del pomeriggio e con l'articolo ancora da scrivere. “Il coccodrillo come fa?” è anche la canzone più adatta al momento che ormai da qualche partita stiamo vivendo, con le lacrime di coccodrillo nel finale che ci vede sempre soccombere dopo aver sprecato malamente le occasioni che con fatica si sono create. Ma d'altronde di fronte ad una Juve quasi campione d'Italia per davvero, il Toro “quasi salvo” per finta, nulla poteva fare di più che non versare le lacrime di coccodrillo al termine di un'altra partita buttata via nel finale, per un altro punto gettato alle ortiche che sarebbero potuti essere anche tre se avessimo un attaccante e non Jonathas. Una Juve non trascendentale basta e avanza per battere nuovamente il Torello di mister Ventura che fa con ciò che ha, cioè poco, e che per poco non tira un brutto scherzo ai cugini...salvo sempre ribadire che con l'ingresso del brasiliano sbagliato ( ma perché non Barreto?) ha regalato un altro uomo ai bianconeri dopo aver schierato titolare un giocatore che nel girone di ritorno sta inanellando atroci prestazioni in sequenza: Masiello. Ebbene nonostante tutto, la doppia ammonizione di Glik (ma Chiellini qualcuno lo ha visto nei suoi placcaggi rugbistici?) un rigore che a parti invertite sarebbe stato fischiato, l'infortunio a D'Ambrosio e un po' di fortuna, i granata avrebbero potuto portare a casa almeno un punticino che avrebbe consentito alla truppa di schiodarsi da quel 36 in classifica. Ma come dicono i Negramaro in “Tre minuti” è successo l'inevitabile o forse l'intuibile: un tiro da fuori di Vidal e tap in sotto porta di Marchisio che fa un due a zero mai così poco rotondo. “Cosa resterà?” cantavano gli Eiffel 65 nel 2007 di questa partita? Resterà un rimpianto ed un rammarico: rimpianto per non aver speso un qualche cosina di più nel mercato per un terzino ed una buona e decente spalla di Bianchi; un rammarico per non aver più giocato negli ultimi 5 minuti di partita (come ormai accade spesso, record in Europa come squadra che ha preso più goal negli ultimi 15 minuti... se qualcuno voleva andarci in Europa è accontentato!).
Ma anche uno spettacolo meraviglioso sugli spalti per far capire che la Torino granata è più viva che mai, la pioggia (perché siamo il Toro) e l'abnegazione di Meggiorini, mastino su Pirlo per quasi tutta la gara, che ha ringhiato su ogni pallone con ogni sua forza, incarnando appieno lo spirito Toro tanto invocato prima di questa partita. Un plauso meritatissimo e speciale quindi a lui, su cui spesso la critica, anche nostra, si è abbattuta!
Ed ancora un Cerci col freno a mano tirato e sempre ignorato ed un Santana che vive la sua seconda giovinezza... ed il continuo zero goal fatti in un derby ed ancora nessun derby vinto negli ultimi incontri contro i cugini (pochi). Questo è quanto cari amici granata, col Genoa ed il Palermo a soffiarci sul collo, dopo aver dilapidato un vantaggio notevolissimo in un paio di mesi, e con altri scontri ad attenderci che decideranno la stagione che avrebbe potuto esser già chiusa solo con un po' più di attenzione. Con la speranza di non dover preparare un altro “coccodrillo” dal titolo “Let it Be”!
Buona settimana ( se ci riuscirete) a tutti.
Dave dei Sensounico