Lo striscione imbecille, pena soft, ma non creiamo falsi miti
Sabato alla mezza c'è stato un brutto pranzo servito dal calcio, quello striscione imbecille appeso in curva Sud all'Olimpico di Roma che insultava la madre di Ciro Esposito, rea di lucrare e mettersi in mostra con la scomparsa del figlio, ammazzato, si presume, da un ultrà della Roma in una partita dove i giallorossi non c'entravano nulla perchè era la finale di Tim Cup tra il Napoli e la Fiorentina. L'avvocato della madre di Ciro era entrato a gamba tesa chiedendo addirittura punti di penalizzazione per la squadra di Garcia, diciamo una punizione esagerata, oltretutto non toccherebbe a lui dare consigli di questo genere, se mai dovrebbe pensarci la Figc. La pena è stata lieve, come solito accade quando si tratta delle squadre romane, con la Roma che è recidiva da tempo con questi gesti. Pallotta ha chiesto scusa, ha detto che la pena era giusta e ha telefonato alla signora Esposito, un bel gesto ma assai povero per lavarsi la coscienza. Ma c'è un errore, a mio avviso, alla base. Spesso questi ultrà diventano eroi di cera, passano per vittime e tutti ad emozionarsi e urlare alla vendetta. Per carità un ragazzo che viene ucciso per una partita è un fatto grave, assurdo, ma è pur sempre un regolamento di conti, come succede nella malavita. Se non sparavo io l'avresti fatto tu ed io mi sono difeso, in sintesi, come succede in guerra, ma noi per fortuna non lo siamo. Ed è assurdo che questo perverso pensiero attraversi il calcio.
Ciro Esposito come Gabriele Sandri, quest'ultimo ucciso in circostanze diverse, da un rappresentante delle forze dell'ordine che ebbe il grilletto troppo facile, ma se Gabbo non fosse stato protagonista di alcuni tafferugli in un autogrill difficilmente Spaccarotella avrebbe mirato con la pistola, anche se il suo rimane un comportamento gravissimo. In Italia succedono tanti casi incresciosi, vedere solo alla voce G8 di Genova dieci anni fa, con una mattanza di Stato vergognosa nell'Italia post fascista (ai livelli degli spari sugli scioperanti decisi dal Governo Scelba), ma al di là del fatto eclatante, come quello di Genova, si tende sempre a parlare in modo esagerato di quello che succede attorno al calcio. Fa audience ma crea anche tante situazioni fasulle che inducono poi al botta e risposta che insudicia questo sport, che dovrebbe mandare messaggi distensivi e invece sa solo aizzare la piazza. Dispiace per Ciro, per Gabbo e per tante altre vittime del calcio, ma se un tifoso va allo stadio solo per tifare per la sua squadra, essere protagonista di uno spettacolo pulito, in genere torna a casa sano e salvo (salvo trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato nel caso in cui scoppi qualche mischia fuorilegge). Gli stadi andrebbero controllati meglio per evitare certi striscioni, ma non creiamo falsi miti, questi non lo sono. Il calcio non è vendetta e nemmeno un regolamento di conti, è sport.