Chi sale e chi scende dopo Torino-Juve Stabia
Riccardo Billia
Capolista con sei punti di distacco da Padova e Sassuolo, seconde. Cinque vittorie consecutive e miglior difesa del torneo. Il campionato è al primo tagliando e i numeri da record di questo Toro formato libidine fanno perdere la testa anche alla tifoseria più scettica e insensibile. Figuriamoci a quella irriducibile, stipata nella mitica curva Maratona. Ma anche chi osserva la partita dallo spicchio di stadio più caloroso della B, può produrre giudizi e commenti di assoluto rigore ed imparzialità. La vittoria di sabato, malgrado le difficoltà del primo tempo, ha messo in risalto un quadro limpido e colmo di speranza. Tutti i giocatori erano sostenuti con fervore. Ma qualcuno veniva portato virtualmente sul palmo di una mano.
Su
Ogbonna: quasi futile ricordare elogi ed applausi scroscianti ad ogni suo intervento. Contro la Juve Stabia ha trascorso un pomeriggio di normale amministrazione rispetto a Genova e Nocera. Certo, bisogna saper dirigere con ordine ed efficacia un reparto. Lui sa come farlo.
Iori: da quest’anno il Toro ha una banca dove poter custodire la palla. Si chiama Manuel Iori. Insieme a Basha è l’uomo ovunque della truppa di Ventura. Rispetto però all’ex atalantino, getta fosforo sul campo con eccezionale continuità. Dieci partite consecutive si fanno sentire in alcuni momenti della gara, ma è una garanzia assoluta. E la Maratona approva con lode.
Stevanovic: l’anno scorso qualche fischio se l’è meritato. Dopo aver assaporato il freddo canadese, è tornato un giocatore come lo conoscevano all’Inter. Gioca ad intermittenza, però contro i campani è spesso lui ad accendere la miccia sulla fascia. Ha tutte le caratteristiche per essere etichettato “matto come un cavallo”.
Bianchi: prova in chiaroscuro quella contro la Juve Stabia, almeno fino al gol. Ma appena c’è uno spiraglio è letale. La Maratona non lo abbandona mai e lui sa come ripagare questo amore. Ancora una volta risolve una grana non da poco.
Tuttavia, per affinare il rullo compressore granata, si devono individuare alcune macchie spuntate sabato pomeriggio. La Maratona ha dato qualche suggerimento al caso.
Giù
Coppola: l’amore con la curva non è sbocciato. Sicuro tra i pali, si dimostra però giocoliere impavido con i piedi. Il dribbling nel primo tempo e il rinvio sciagurato nel secondo avrebbero potuto mietere vittime allo stadio. Quando viene chiamato in causa, i patemi d’animo in curva sono in agguato.
Parisi: è una sorta di cerotto piazzato da Petrachi per non lasciare solo Zavagno in preda a ragazzini avversari indemoniati. Anche per lui, però, la carta d’identità parla chiaro, e la curva non infierisce più del dovuto. Ma sabato avrebbe potuto evitare qualche alleggerimento da brivido. Il suo sinistro è ancora una discreta garanzia, almeno fino a gennaio.
Ebagua: con il suo fisico potrebbe sotterrare un buon numero di suoi sorveglianti. Eppure in troppi casi si sbriciola come un grissino. In Maratona c’è chi apprezza il suo atteggiamento da toro impazzito. Ma contro i campani ha dispensato tanto fumo senza servire un assaggio di arrosto.