Cairo, l'amore tradito
Tempi duri per il presidente granata, dopo la retrocessione, la contestazione. Detronizzato dalla poltrona di Papa, ora Cairo deve fare i conti con la rabbia dei tifosi che, da Sergio Rossi in avanti, non hanno perdonato più nessuno, a volte a ragione, altre a torto. Non si parla di cacciata di Cairo, il quale ha ancora in mano delle carte da giocarsi, come fare un campionato da protagonista in B e tornare subito in A. Se questo non dovesse avvenire, tocchiamo ferro, allora la crisi sarebbe aperta e probabilmente Cairo sarebbe costretto a vendere al primo che si farebbe sotto, anche se abbiamo i nostri dubbi che ci sia la fila di gente seria pronta ad acquisire il Torino. Su questo fatto ci sarebbe da aprire una lunga parentesi, perchè la squadra granata ha un bacino di utenza incredibile ed è un mistero che nessun imprenditore potente, anche straniero, non possa prendersi a cuore le sorti del Torino, dalle potenzialità illimitate in fatto di immagine e passione.
Andando ad annusare l'aria che tira a Bologna, dopo la rinuncia di Taçi ad acquistare il pacchetto di maggioranza dei Menarini, a qualcuno potrebbe venire in mente di far dirottare i suoi interessi verso il Torino. Ma il petroliere albanese è stato categorico, non prende il Bologna, ma vuole una squadra di A, come Roma e Bari per esempio, società in vendita. Restano però da decifrare le parole del mancato patron felsineo riguardo alla sua rinuncia: "Ho deciso di non chiudere l'accordo siglato dieci giorni fa. Non posso comunicare i motivi che mi hanno condotto a questa decisione, ma non ci sono solo ragioni economiche. Ho visto i libri contabili del Bologna, ma ho un accordo di confidenzialità con la famiglia Menarini per non rilevare niente". La domanda sorge spontanea, il Bologna ha le credenziali per essere iscritta alla serie A? Non si vuole il male di nessuno per tamponare la stagione disastrosa del Torino appena conclusa, ma si chiede chiarezza. Si sa che nel calcio italiano non sempre le regole valgono per tutti.