Lo sfogo di Campedelli:"Arbitri, basta sbagliare"
"Penso alla sofferenza che mi aspetta la prossima stagione".
Presidente Luca Campedelli, parole sue durante la festa-promozione a maggio. Aveva previsto tutto o era solo un cattivo presagio?
"Sapevo che ci sarebbero state delle sofferenze, me lo immaginavo. Ma di certo non pensavo di queste proporzioni, un pochino meno via…".
Che effetto le fa vedere il Chievo all’ultimo posto?
"L’avevo già visto e mi tocca rivederlo. Non è un bell’effetto. E sono convinto che riusciremo a toglierci da lì, abbiamo i mezzi giusti".
Che spiegazioni si è dato per questa crisi?
"Un insieme di cose. Ci sono state un po’ di carenze nostre, anche se alcune sono state aiutate…".
Ecco, appunto. Sette rigori contro, nessuno ne ha subiti tanti in serie A: cifra impietosa. Il Chievo sta pagando per degli episodi arbitrali?
"Nessuno pretende rigori a favore, né tantomeno chiedo favori. In questa situazione non è più possibile andare avanti. Non può capitare che nella stessa partita ci siano due metri di giudizio. Due arbitri possono sbagliare, ci mancherebbe. Ma lo stesso arbitro non deve ripetere l’errore due volte. Contro la Juve c’era l’espulsione di Sissoko per il calcio a Yepes. E Banti non fece nulla. E con la Fiorentina, per un fallo simile, Banti disse a un nostro giocatore di non simulare. Oltre che sui rigori, c’è una gestione strana delle ammonizioni e delle espulsioni. Non riesco più a capire, devo constatare solamente che manca uniformità di giudizio".
C’è della dietrologia o un disegno preciso?
"Un disegno no, non come qualche anno fa. Di arbitri avevo parlato una volta, nel 2006, prima dello scandalo del Calcio. E ce ne capitarono di tutti i colori. Ma se ora sto qui a rinvangare il passato, si inizia a pensare troppo male. Sicuramente c’è qualcosa. E’ più facile sbagliare con il Chievo rispetto che ad altre squadre. Ma a questo punto mandateci degli arbitri di serie C, così si allenano e fanno esperienza. Largo ai giovani, almeno diamo una mano a qualcuno. Meglio loro, che se fanno degli errori li fanno perché sbagliano".
Ma il Chievo si sente una vittima?
"Vittima non mi sento mai, ma danneggiato sì".
È il momento più difficile della sua presidenza?
"No, ma non è neanche tra i più esaltanti, ovvio. E’ stato più difficile in altre occasioni. Adesso bisogna saper affrontare la situazione e cavalcarla nel modo giusto, senza farsi prendere da un eccessivo sconforto. Il campionato è lunghissimo, ci sono da giocare ancora 26 partite. Quindi possiamo dimostrare qual è il vero Chievo. Se poi saremo scarsi, sarò io il primo ad accettare il verdetto e a non fare altre polemiche".
Di chi sono gli errori più gravi?
"Di tutti, nessuno escluso. Miei, dell’allenatore e dei giocatori".
L’esonero di Iachini: aveva delle perplessità in estate, forse ci voleva più coraggio prima?
"Non c’erano dubbi sul tecnico, quelle erano boutade giornalistiche. Dovevamo solo parlare con lui, la nostra filosofia è di fare contratti annuali. Se tornassi indietro lo rifarei? Con i se e i ma non si fa la storia".
Ha una voce battagliera, presidente, tutt’altro che rassegnata.
"È una mia abitudine, continuare a faticare e a lottare. Non sono di certo questi episodi a buttarmi giù. E, visto che di tempo ce n’è, adesso bisogna riscrivere la storia del Chievo".