Un grande Toro. Il segreto? La continuità

31.08.2015 18:28 di Marina Beccuti Twitter:    vedi letture
Un grande Toro. Il segreto? La continuità
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Urbano Cairo, che domani compie dieci anni di presidenza del Torino, è tutto sommato uno dei presidenti più giovani della serie A, sia anagraficamente che come esperienza nel mondo pallonaro. Per cui gli errori fatti in precedenza sono dovuti a questo. Ma ha capito in fretta il segreto del successo, la continuità. Non è comunque facile trovare l'allenatore giusto e anche i dirigenti giusti, in particolare Petrachi. Mister Ventura ha trovato anch'egli il suo approdo giusto perchè, in precedenza, non era mai stato consecutivamente quattro anni in una stessa società, con la possibilità di rinnovare per altri due. Molti si domandano com'è che le grandi squadre non si erano mai accorte di lui. La risposta è che probabilmente Ventura doveva trovare il presidente giusto, che potesse conferirgli la giusta fiducia e soprattutto dargli in mano le chiavi della squadra. Il Torino, quando prese Ventura, era una grande caduta in difficoltà per le note vicende del passato, tornata forte grazie al mister genovese e alla trovata sicurezza di Cairo, che è andato avanti in mezzo alle difficoltà senza eccedere nella voglia passata di cambiare. Anche se, a dire il vero, con Ventura i momenti difficili non sono stati tanti, il Torino, anche nelle difficoltà, ne è sempre uscito alla grande. Un po' come questo della stagione 2015/16, che prende gol, ma poi stordisce l'avversario segnando pari e vantaggio in pochi minuti. Come ieri con la Fiorentina che, in nove minuti, è passato dallo 0-1 al 3-1. Addirittura meno del famoso quarto d'ora granata del Toro di Superga.

Non bisogna dimenticare il grande supporto di uno dei direttori sportivi che chiacchera poco, ma che sa lavorare nell'ombra e ottenere grandi risultati, come Gianluca Petrachi, giunto al Torino al posto di uno esperto come Foschi, che ha trovato in pochi anni giocatori sconosciuti che sono diventati campioni e poi venduti a cifre importanti. E qui nasce il Cairo stile Pianelli, investire nel settore giovanile, fino a vincere lo scudetto Primavera di quest'anno e annoverare altri trofei, avere tanti giovani in gamba in giro per l'Italia, e tenere i propri campioni sacrificandone uno all'anno, perchè il bilancio ha la sua importanza, se non si vuole fare la fine di Cimminelli.

Sembrava ieri che il figliol non più prodigo, Federico Balzaretti, andava alla Juve dopo il fallimento, invece sono passati dieci anni e il Balza ha già appeso gli scarpini al chiodo, mentre Cairo ha capito il segreto della vittoria, la continuità. Una squadra che ora si conosce a meraviglia, gioca ad occhi chiusi, comprendendo alla lettera lo schema del mister, con i nuovi innesti che entrano subito nel gioco, per esempio Baselli, un mostro di bravura. Anche il gioco del Toro è più fluido, meno possesso palla e più pressing sulle fasce, grazie al movimento che ubriaca l'avversario di Bruno Peres. In attacco poi tutto è più semplice con un Quagliarella che non molla mai la porta avversaria, trovando il gol con tanta determinazione. Padelli, da portiere sconosciuto in serie A, è ora in Nazionale, mentre Maksimovic è uno dei più grandi difensori della serie A, uomo mercato, le cui cifre non hanno fatto barcollare Cairo, che ha mantenuto le promesse di tenerlo.

Urbano Cairo quando arrivò al Toro dieci anni fu battezzato dai tifosi Papa Urbano I, perdendo poi la carica negli anni difficili della serie B. Ora più che Papa è diventato Imperatore. A capo di un progetto che fa pensare a grandi cose. Il Torino dell'ultimo scudetto nacque come questo attuale, ci sono molte similitudini. All'epoca era possibile vincere ancora il campionato, oggi è difficile combattere con i grandi club. Ma a volte si può costruire un capolavoro usando l'intelligenza al posto delle cifre folli per portare a casa giocatori di nome e grido, ma fondamentalmente dei bluff. Il Toro invece è una squadra di sostanza, nessun sogno è proibito, anche se è meglio stare con i piedi per terra.