E' necessario che nel Torino squadra e allenatore ragionino da grande

I granata alternano prestazioni di buon livello ad altre non all’altezza. La mentalità vincente non fa ancora parte del dna del Torino.
05.10.2015 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it
E' necessario che nel Torino squadra e allenatore ragionino da grande
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La sconfitta rimediata con il Carpi impone che si facciano delle riflessioni sul Torino. Premesso che né prima la squadra granata era da primo posto in classifica né adesso é un manipolo di mezzi brocchi che devono concentrarsi sul puntare alla salvezza. Detto questo, il Torino che in rimonta ha battuto la Fiorentina, che ha disputato un primo tempo di ottimo livello con la Sampdoria ponendo le basi per una ripresa senza sforzi in vista della vittoria finale e che ha saputo prima in dieci e poi in nove gestire il vantaggio e vincere con il Palermo non può gettare al vento il primo tempo con l’Hellas Verona riuscendo comunque a pareggiare e sbagliare le partite con Chievo e Carpi e perdere. Eppure il Torino ha avuto atteggiamenti così agli antipodi.  

È evidente che ci sia un problema e non è il mancato primo posto per una notte che il Torino poteva ottenere se avesse battuto il Carpi. Il primo posto conta a campionato finito, in corso di stagione è effimero e per una notte, quando le altre squadre devono ancora giocare, è privo di significato. Il problema è che manca la mentalità che permette alla squadra di scendere in campo sempre con la determinazione di fare quello che sa. Le assenze per infortuni o squalifiche che indubbiamente hanno un peso non sono sufficienti per spiegare certi approcci molli o non avere anima, per dirla con parole di Ventura. 

Scendere in campo con l’atteggiamento sbagliato significa aver preparato male la gara. Affrontare l’ultima in classifica rispettandola è doveroso, così come non eccedere nello spingere agli estremi la manovra offensiva finendo per esporsi al contropiede altrui, ma continuare a far girare la palla fra i difensori quando gli avversari non provano a pressare è privo di senso, non produce nulla e alla fine penalizza. Il centrocampo non può limitarsi a fare da schermo alla difesa deve proporre palloni agli attaccanti. Il Torino ha convinto quando gli esterni si spingevano in avanti e le mezze ali in collaborazione con gli attaccanti aggredivano gli spazi, è più facile fare questo tipo di gioco se in campo ci sono giocatori di qualità superiore, però se i sostituti neppure ci provano o lo fanno solo sporadicamente il potenziale della squadra è ridotto drasticamente.

La crescita è non solo imparare a memoria i movimenti e applicarli automaticamente in partita, ma acquisire la mentalità da grande squadra e affrontare l’avversario con la determinazione a imporre il proprio gioco, senza aspettare che si sbilanci in modo da creare le condizioni per attaccarlo senza grandi sforzi perché ha già lasciato lo spazio libero. Ventura e i giocatori devono fare un passo in avanti altrimenti corrono il rischio di rimanere sulla soglia a guardare chi è entrato nel gota del calcio. Togliersi qualche soddisfazione ogni tanto è un surrogato del godere per aver raggiunto l’obiettivo.