Dov’è finito il vero Mihajlovic? Al Toro non serve il clone standardizzato

Le difficoltà e le pressioni hanno un po’ cambiato l’allenatore che non appare più l’uomo forte d’inizio stagione. Il progetto Toro ha bisogno di un leader che ne curi gli interessi.
07.02.2017 07:00 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Dov’è finito il vero Mihajlovic? Al Toro non serve il clone standardizzato
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Il condottiero deve essere sempre determinato e duro, quasi al limite dello spietato, per tenere sempre in pugno i suoi uomini e condurli con successo in battaglia. Il paragone può sembrare un po’ eccessivo se si parla di un allenatore e della sua squadra, ma è doveroso quando si vogliono raggiungere traguardi ambiziosi e uscire definitivamente dall’anonimato. Mihajlovic era piaciuto subito al mondo granata perché si era conquistato una fama da uomo forte prima da calciatore e poi da allenatore e l’aveva confermata al suo approdo al Torino fissando da subito chiari obiettivi e non utilizzando comportamenti e discorsi standardizzati, che garantiscono quieto vivere perché non scatenano i ben pensanti che spesso formano un’opinione comune più basata sul falso buonismo che sul dare il giusto valore a persone e cose.

Con il tempo e con il sopraggiungere delle difficoltà, però, Mihajlovic ha cambiato un po’ atteggiamento, per carità di fondo è sempre lo stesso, ma è un po’ frenato e dà l’impressione di essere meno combattivo, a tratti quasi rassegnato o comunque un po’ schiacciato dal non riuscire a indirizzare la squadra come vorrebbe. Tutto questo, forse, è dovuto in parte a sue ferree convinzioni che lo fanno essere un po’ rigido e in altra parte a non avere ricevuto i giocatori che sarebbero stati veramente funzionali al suo gioco. Fatto sta che il Torino ha interrotto il naturale percorso di crescita al quale sembrava avviato, alti e bassi durante una stagione sono inevitabili, ma non arrivare al punto di non riuscire più a vincere nemmeno con avversari alla portata e arraffare solo sette punti nelle ultime nove partite con l’aggiunta dell’eliminazione dalla Coppa Italia, da parte del Milan senza che però i rossoneri dominassero i granata, anzi.

Il Torino è migliorato sotto certi aspetti, non prende più tanti gol su palla inattiva e sta cercando di pressare di più l’avversario anche nella propria metà campo. Continua, però, a dilapidare nella seconda parte della gara quanto ha costruito nella prima dimostrando di non avere abbastanza carattere e sta progressivamente scivolando dall’essere un gruppo coeso verso il formare un consesso dove a prevalere sono le individualità, senza che queste ultime riescano a fare la differenza poiché in un gioco di squadra ciò non avviene quasi mai, proprio perché il calcio è un gioco di squadra e non individuale.

Al Toro serve il Mihajlovic uomo forte dell’inizio e non il suo clone standardizzato. Non è facile riuscire a barcamenarsi tra inevitabili pressioni interne ed esterne e seguire le proprie naturali inclinazioni, però, Mihajlovic deve trovare la forza in se stesso per essere superiore a tutto e a tutti in modo da proseguire dritto per la sua strada puntando alla meta e se qualcuno non ritiene che debba fare così significa che vuole un Torino mediocre e non ai vertici del calcio italiano. Un allenatore non può fare tutto da solo, anche se si avvale di uno staff numeroso, ha bisogno del sostegno, alle sue idee e ai suoi metodi, della società che tra l’altro l’ha scelto ben sapendo che tipo di persona è. Ora il progetto Toro è a un bivio se continua di questo passo si arena, se riprende a marciare va avanti, magari avrà bisogno di un’aggiustata a fine stagione, ma non va reimpostato dall’inizio per l’ennesima volta.
Mihajlovic è il condottiero giusto, torni a essere se stesso in modo da azzittire i benpensanti e se c’è qualcuno che sottotraccia gli rema contro lui abbia la forza di denunciarlo pubblicamente, il popolo del Toro troppe volte è stato tradito è ha bisogno di un leader che ne curi gli interessi.