Bombe carta; vittime, carnefici, poi ancora vittime. Ma il Torino ha vinto in campo, il resto è noia o malafede

In 24 ore sugli episodi di violenza nel derby Torino - Juventus si è già detto di tutto, offuscando il risultato e la grande vittoria della squadra di Ventura
27.04.2015 18:35 di Diego Fornero Twitter:    vedi letture
Bombe carta; vittime, carnefici, poi ancora vittime. Ma il Torino ha vinto in campo, il resto è noia o malafede
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Chi l'avrà tirata questa antipatica e contestatissima bomba carta pochi minuti prima del calcio d'inizio del Derby della Mole tra Torino e Juventus? In queste 24 ore, abbiamo già ascoltato ogni versione, e si è tentato di sostenere pressoché ogni possibilità, dimenticandosi, in fondo, la cosa più importante: chiunque sia stato, sicuramente è stato un idiota che col calcio non ha (o meglio dovrebbe dire: non dovrebbe avere) nulla a che fare.

Volendo affrontare la questione da vicino, peraltro, non ci si può certo stupire del fatto che - probabilmente - la versione più affidabile non possa che essere la prima emersa, quella nell'immediatezza nel fatto. Ciò che avviene in uno Stadio è sotto gli occhi di tutti, 27mila persone per la precisione, e le curve (il settore ospiti in particolare) sono presidiate da agenti della Digos che conoscono quasi ognuno dei personaggi seduto in quello spicchio, se non per nome... Quasi. Difficile pensare che gli arresti avvenuti nell'immediatezza del fatto siano stati dovuti a imperizia e ad un beffardo scambio di persona degli Agenti di Polizia, il cui lavoro - lo ricordiamo - è proprio quello di seguire questi personaggi quasi quotidianamente (lo so: in un mondo "normale" tutto ciò non dovrebbe esistere, e le forze dell'ordine dovrebbero essere impiegate per altro, ma purtroppo la violenza e l'ignoranza del calcio italiano ci costringono a questo).

Per due ore, la curva Primavera è diventata, secondo i media nazionali, gli stessi che hanno enfatizzato la sassaiola di quattro scemi (si, scemi, e anche ignoranti, lo dico forte e chiaro) come il più grave reato di ordine pubblico mai visto in questo paese, una culla di dementi che non sanno neppure maneggiare petardi, tanto da scoppiarseli addosso da soli. Partendo dal presupposto che il saper maneggiare aggeggi pirotecnici non dovrebbe essere requisito per accedere a una partita di pallone, si può certo dire che il tentativo di "ridicolizzazione" dei granata che si sono visti recapitare addosso un rudimentale ordigno, fosse - quantomeno - un po' patetico.

Chissà, magari nelle prossime ore assisteremo ad altri svariati cambi di prospettiva, una cosa è certa: tutto questo NON è calcio. Ciò che deve restare, nella testa e nel cuore dei tifosi, e degli amanti dello sport, della giornata di domenica 26 aprile è una vittoria sportiva che nessuna demenza avvenuta sugli spalti o nelle immediate vicinanze può permettersi di scalfire. Tentare di mistificare la realtà, o di opacizzare quanto avvenuto in campo concentrandosi solo su eventi, pur fastidiosi, ma sicuramente collaterali, pare essere un modo per nascondere una realtà puramente sportiva che ha molti ha dato fastidio. Qualunque gesto di violenza sia avvenuto, chiunque l'abbia commesso, è da condannare con fermezza, qualsiasi maglia si sia indossata per compierlo: ma questo non diventi un modo per nascondere la cosa più importante: le reti di Darmian e Quagliarella e una gioia aspettata vent'anni. Tutto il resto, o è noia, o è malafede.

Diego Fornero