ESCLUSIVA TG – Bacconi: “Le fortune del Torino dipendono da El Kaddouri e Quagliarella”

12.10.2014 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
ESCLUSIVA TG – Bacconi: “Le fortune del Torino dipendono da El Kaddouri e Quagliarella”
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Adriano Bacconi è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Bacconi, allenatore e manager, attualmente collabora come product manager con Deltatre spa (azienda leader a livello mondiale nel result system degli eventi sportivi, in particolare fornisce servizi avanzati per Fifa e Uefa) ed è opinionista tecnico delle trasmissioni sul calcio della Rai infatti partecipa alla Domenica Sportiva, a 90° minuto, a 90° Champions e alle trasmissioni sulla Nazionale Italiana. Ha fondato e dirige la Bigberry srl, che si occupa di post-produzione video, specializzata nella realizzazione di contenuti sportivi e insieme a Suri Chung Bigberry ha fondato la Pass-Football Ltd che offre servizi di consulenza a club e addetti ai lavori nell’ambito del calciomercato avendo come know-how un database con oltre 15.000 giocatori. Con Bacconi abbiamo parlato del Torino.

 

Come si spiega la diversità del Torino che va bene in Europa League e meno in campionato? Tutto può essere ricondotto ai dodici giocatori nuovi arrivati in estate ancora da inserire definitivamente e a qualche svista arbitrale?

“In Europa League sia prima nei preliminari sia adesso nella fase a gironi ci sono avversari modesti e in alcuni casi con scarsa esperienza internazionale. Anche l’Inter che ha vinto tutte le partite in Europa League sta facendo molta fatica in campionato e la Fiorentina più o meno ha lo stesso trend. Questo perché l’Europa League è più facile e diventerà molto più complicata quando arriveranno le squadre dalla Champions League, si tratta di un torneo all’inizio più agevole e poi mano a mano aumenta di difficoltà. Quindi è normale che le squadre abbiano maggiori difficoltà in campionato e tolte le prime due, Juventus e Roma, e forse anche il Napoli che sono abbastanza forti, per quel che riguarda le altre c’è un grande livellamento”.

 

La prova del livellamento del campionato è, ad esempio, che la Fiorentina e la Lazio che occupano l’ottavo posto hanno nove punti solo sei in più delle ultime tre Parma, Palermo e Sassuolo?

“Assolutamente sì, tra l’altro non so se alla fine del campionato in fondo alla classifica ci saranno Parma, Palermo e Sassuolo perché sono tutte e tre squadre che hanno delle potenzialità, basta pensare al Sassuolo che ha grandi giocatori e una grande società che a gennaio si può permettere investimenti. Questo per dire che sarà un campionato di grande equilibrio e complicato e tutto ciò si ricollega alla domanda precedente come premessa per spiegare come mai il Torino va meglio in Europa. A questa premessa va aggiunto, anche se sembra una banalità, che il Torino senza Immobile e Cerci deve costruire una fisionomia di gioco molto diversa. L’anno scorso Ventura aveva già abbastanza cambiato il modo di giocare della squadra rispetto al suo tradizionale 4-2-4 dove il gioco si sviluppava molto sull’ampiezza, sul possesso palla, sui cambi di gioco e sugli esterni. Con il 3-5-2 e con attaccanti come Cerci e Immobile era passato a un gioco più in velocità dove la maggiore verticalizzazione, l’attacco agli spazi, il riconquistare palla e ripartire aveva esaltato le caratteristiche dei calciatori che aveva a disposizione, esattamente come deve fare un bravo allenatore. Adesso Ventura si ritrova a ricostruire da capo il puzzle, al di là del fatto che a centrocampo e soprattutto in difesa sono rimasti tanti giocatori dell’anno scorso, ma essendo cambiate molto le caratteristiche degli attaccanti deve tornare a fare un gioco più di possesso palla e di costruzione, perché Larrondo e Amauri sono calciatori più tattici e da area di rigore e hanno bisogno di cross e di supporto dagli esterni. Mentre Quagliarella è un giocatore meno di profondità e più di capacità tecniche quando ha la palla fra i piedi ed è un opportunista in area di rigore e fraseggia con i compagni. Per cui il Torino deve tornare ai meccanismi di gioco di due anni fa e questo necessita tempo, perché non è facile”.

 

Parlando di tempo il Torino ha iniziato la preparazione il primo luglio, primo fra le squadre di serie A, e Ventura aveva praticamente tutti i giocatori a disposizione, sono arrivati poco dopo la metà di luglio solo Quagliarella e Gaston Silva e alla chiusura del mercato Castellazzi e Amauri. Per questo in molti si attendevano un avvio di campionato più brillante.

“Penso che fondamentalmente ad oggi il problema sia integrare i due attaccanti nuovi nel contesto di gioco del Torino, spesso sembrano ancora un corpo estraneo. Anche con il Napoli il Torino ha cercato subito di fare il suo gioco e possesso palla, ma quando il Napoli lo ha messo un po’ in difficoltà ha perso in sicurezza e tranquillità e la squadra si è disunita, si è un po’ spaccata perché manca il giocatore che lega il centrocampo con l’attacco”.

 

Toccherebbe a El Kaddouri o/e a Sanchez Miño fare da trait d’union fra il centrocampo e l’attacco.

“Certo, ma il discorso è complesso. Sanchez Miño mi ha dato l’impressione che ogni volta che è in campo riesca a fare la differenza, anche se commette qualche errore però è un giocatore che rischia e che lavora più sulla posizione, ama fare i dribbling e l’ultimo passaggio e cerca la verticalizzazione, ma questi sono equilibri che devono essere trovati. L’anno scorso non c’era bisogno di un uomo che facesse da raccordo fra il centrocampo e l’attacco infatti El Kaddouri partiva in contropiede in accelerazione da esterno sinistro attaccando la profondità e faceva quasi il terzo attaccante quando la squadra ripartiva in contropiede perché c’erano Immobile e Cerci che allungavano la squadra avversaria. Quest’anno i meccanismi che devono essere creati sono molto diversi perché le squadre avversarie aspetteranno più alte in quanto gli attaccanti non hanno tanto le caratteristiche per abbassare la linea avversaria ed El Kaddouri dovrà muoversi di più spalle alla porta avversaria giocando più tra le linee e sarà più un trequartista classico e non è detto che ci riesca”.

 

Quindi dipende dalla bravura di El Kaddouri?

“Sì, ma bisogna che vengano creati i meccanismi che ancora non ci sono. Quindi tutto starà nella bravura di Ventura, ma ci vuole tempo. E’ vero che El Kaddouri c’era già l’anno scorso, ma alcuni attaccanti e Quagliarella in particolare, attorno al quale girano molto i meccanismi del Torino, non c’erano. Quagliarella è un giocatore estroso e imprevedibile e questo è il suo punto di forza, ma anche di debolezza perché spesso è imprevedibile anche per i suoi compagni di squadra. Per un allenatore come Ventura che si basa molto sugli automatismi che fa tanti allenamenti sui tempi di gioco e sui movimenti degli attaccanti avere una punta così anarchica può diventare più un problema che un’opportunità, se vuole comunque avere certi tempi di gioco, sarà di conseguenza importante creare dei meccanismi fra El Kaddouri e Quagliarella che funzionino e siano stabili, ma oggi mancano. Detto questo il Torino, a parte la partita con la Sampdoria e il secondo tempo con il Napoli, che quando gioca specialmente in casa è forte, non è mai stato sotto e non ha mai subito nessuna squadra. Il Torino nonostante debba trovare ancora delle modalità e delle strategie di gioco diverse da quelle dell’anno scorso complessivamente è una squadra che è sicura di sé, che tiene bene il campo e che ha delle certezze. Il reparto difensivo funziona, così come gli interni e il centrocampo ha una sua struttura già collaudata e quindi non ha grosse problematiche che invece ci sono nel fare gol, ma anche nelle rifinitura dell’azione”.

 

L’infortunio di Nocerino e quello che proviene dalla scorsa stagione di Farnerud, come anche quello di Basha, hanno diminuito le alternative a centrocampo ritardandone quindi l’amalgama?

“Sì, oltretutto Nocerino si é fatto male poco dopo il suo approdo in granata. Anche il rientro di Gillet è stato importantissimo e sinceramente non mi aspettavo che dopo un’assenza, seppur forzosa, però così lunga tornasse a questi livelli”.

 

A proposito dei portieri il dualismo fra Gillet e Padelli è una risorsa per l’alternanza o va risolto e gioca chi fra i due dà maggiori garanzie e in questo momento il più forte è indubbiamente Gillet?

“Padelli è un giocatore che è cresciuto tanto negli ultimi due anni e i meriti sono anche della società che ci ha creduto e dell’allenatore che l’ho ha utilizzato. E’ chiaro che però Gillet è un portiere di livello internazionale. Nelle statistiche dei giocatori della serie A fra il rapporto del tempo giocato, il rendimento e lo stipendio Padelli ha un costo un po’ alto, quindi se dovesse rimanere avendo un contratto importante per la società diventerebbe un problema, di conseguenza se dovesse continuare a giocare Gillet a gennaio Padelli potrebbe anche essere messo sul mercato. Questa però è una valutazione più economica che tecnica. Dal punto di vista tecnico io facessi l’allenatore vorrei tenerli entrambi dovendo competere su tre fronti, ormai quasi in tutte le squadre un portiere gioca in campionato e l’altro in Europa. Se da parte della società è supportabile dal punto di vista economico l’avere un portiere che costa come Padelli, non mi farei dei grossi problemi sulla coesistenza. Ma è indubbio che Gillet più di Padelli può aiutare il Torino nella costruzione del gioco: è bravo nelle uscite, ha grande personalità, è rapido e sa giocare con i piedi e sappiamo quanto questo sia un aspetto importantissimo per Ventura”.

 

Per tutte le considerazioni che ha fatto, Quagliarella, Amauri, Martinez, Larrondo e Barreto formano un attacco che può reggere oppure nel mercato di gennaio devono necessariamente essere apportate delle modifiche?

“Ci vorrebbe la sfera di cristallo per dirlo, però, secondo me, ci sono due coppie di giocatori che hanno caratteristiche che possono coesistere nel senso che Larrondo e Amauri sono simili e uno dei due può fare la prima punta e poi ci sono Quagliarella e Barreto che hanno caratteristiche anche loro simili e sono due seconde punte e possono ruotare attorno alla punta centrale oppure possono giocare insieme. Ventura non ama tanto il centravanti vecchia maniera, alla Graziani per intenderci. Quando Barreto recupererà dall’infortunio potrebbe far giocare Barreto e Quagliarella. Barreto più di tutti è un giocatore tattico e sa a memoria i movimenti che Ventura vuole dagli attaccanti e l’anno scorso è stato sacrificato dall’allenatore proprio per il cambio di gioco del quale parlavamo prima. Tornando a un sistema di gioco con due punte più classiche Barreto potrebbe tornare ad essere un giocatore importante, bisogna però capirne la compatibilità con le caratteristiche di Quagliarella. Tutto ruota intorno a lui. Ho visto giocare il Torino anche con due trequartisti e una punta e questa potrebbe essere anche una soluzione con Quagliarella davanti e alle spalle i due trequartisti in un 3-4-2-1”.

 

Se il Torino dovesse optare per il 3-4-2-1 allora l’utilizzo di Gazzi diventerebbe praticamente indispensabile?

“Certo, è un giocatore importante e a me piace tanto. Gazzi dà grande forza in fase difensiva e ha capacità a stare in campo dal punto di vista tattico, infatti, è quasi sempre nel posto giusto al momento giusto oltre ad avere pulizia e precisione nel gioco. E’ uno che ha i tempi di gioco che vuole Ventura. Gazzi è una pedina chiave al di là del modulo e di come giocheranno gli attaccanti. Secondo me con Gazzi è più facile fare il 3-4-2-1, non c’è dubbio”.

 

Si possono far convivere Gazzi e Vives o è meglio utilizzarli alternandoli a seconda dell’avversario e del modulo che si vuole utilizzare?

“Vives è un centromediano metodista che gioca bene nel 3-5-2 con due interni di corsa. Gazzi può ricoprire più ruoli in mediana e ha più gamba e più forza per cui può essere utilizzato da interno nel 3-5-2, può fare il mediano centrale nel 3-4-2-1. Gazzi e Vives hanno giocato tanto insieme e possono continuare così, non sono in alternativa come lo sono Gillet e Padelli”.             

 

Alcuni tifosi sono preoccupati e pensano che la squadra non riuscirà a ripetere quanto fatto nella scorsa stagione. Eccesso di preoccupazione?

“Ventura ha la possibilità di trovare i meccanismi giusti, ma ha bisogno ancora di un po’ di tempo. Certo che se l’obiettivo è di arrivare al quinto posto visto che l’anno scorso è arrivato settimo allora si è già in affanno se dopo sei partite di punti in classifica ce ne sono solo cinque, ma, secondo me, non deve essere questa la logica del ragionamento. Il Torino si è ormai stabilizzato nella parte centrale della classifica e d’ora in poi può oscillare dal centro in su, però il centro rimane il punto di partenza; non è più una squadra che lotta per salvarsi grazie soprattutto all’allenatore, infatti il Torino ha una linea di stabilità e di tendenza più stabile rispetto al passato e questo deve dare fiducia ai tifosi. Sono sicuro che il Torino disputerà un’ottima stagione, ma oggi ha dei problemi anche perché la società ha voluto fare cassa”.