Carlo Nesti a Radio Vaticana: “Carpi diem! La squadra, che coglie l’attimo, e sale in Serie A”

Altri temi – Inghilterra: 1 miliardo su 7 ai più deboli – Teppismo: strategia comune inesistente.
06.05.2015 11:58 di  Marina Beccuti  Twitter:    vedi letture
Carlo Nesti a Radio Vaticana: “Carpi diem! La squadra, che coglie l’attimo, e sale in Serie A”
TUTTOmercatoWEB.com

“Carpi diem!”: il Carpi coglie l’attimo!

 

“E’ chiaro che, impietosamente - dice Carlo Nesti, al Direttore della Radio Vaticana Italia Luca Collodi, nella rubrica “Non solo sport” del lunedì, alle 12,35 - tutti si sono ricordati della telefonata del presidente Lotito, che non auspicava la promozione del Carpi. Quindi, per licenziare subito scherzosamente il passato, uso il latino, come piace appunto a Lotito, e dico non “Carpe diem”, ma “Carpi diem”, e cioè la capacità di cogliere l’attimo, e salire in Serie A. In effetti, i numeri di questa squadra sono da fiaba di Cenerentola: la città ha 70 mila abitanti, la squadra è costata meno di un mese di stipendio di Ronaldo, e lo stipendio più alto è di 150.000 Euro lordi. Però, sarebbe sbagliato parlare di casualità, perché la provincia di Modena è l’unica, nel dopoguerra, ad avere portato 3 formazioni in Serie A, e una di queste è il Sassuolo, che però fa parte di un’altra, ed elevata dimensione economica. Il motto del Carpi, invece, è “piccolo ma bello”, all’insegna dell’eccellente quotazione della piccola-media impresa, legata al territorio, in particolare nel settore della maglieria e del “pronto moda”. Considerando poi quanto si mangia bene da quelle parti, e il fatto che la stella della squadra si chiama Kevin Lasagna, beh, mi sia consentito di chiudere, dicendo che, con la promozione, il pranzo è servito”.

 

 

Dal protezionismo all’invasione

 

“Si parla ancora poco di una possibile svolta, esattamente come quando si parlava poco della legge Bosman, che, cancellando il vincolo, rivoluzionò il calcio europeo. E’ la richiesta di applicare al calcio italiano una convenzione, che assimila ai comunitari i lavoratori di 79 paesi africani, caraibici e del Pacifico. Nel 2000, infatti, l’Unione Europea stipulò un accordo, riguardante anche paesi di forte tradizione calcistica, come Nigeria, Camerun, Ghana e Senegal: in ambito sportivo, viene denominata Bosman 2. In Italia, l’ha recepita dal 2012 la Federbasket, e il calcio ha abbattuto la barriera in Spagna, Portogallo, Germania e Francia. E’ un caso molto delicato, perché da noi si tenta di viaggiare in direzione opposta, a salvaguardia degli italiani e della Nazionale, a fronte di oltre il 50% di stranieri in Serie A. E’ stata approvata il 20 novembre, infatti, una riforma, che prevede, dalla prossima stagione, rose ridotte a 25 atleti, con 8 elementi cresciuti nel vivaio o in Italia, e un tetto di 40 extracomunitari per la massima divisione. Insomma: altro terremoto in vista, e di proporzioni epocali”.

 

 

In Inghilterra 1 miliardo su 7 ai più deboli

 

“Il 10 febbraio scorso, in Inghilterra, è stato firmato uno straordinario nuovo contratto televisivo, valido per il triennio 2016-2019: circa 7 miliardi di euro. Le reazioni, da destra come da sinistra, sono state 2. La prima: utilizzare una parte di questi proventi per investire in nuove strutture. La seconda: ridurre il prezzo dei biglietti, cercando di venire incontro alle esigenze dei tifosi, salassati come in Italia. Per ora, è stata accolta la prima richiesta. Ciascuna delle 20 società verserà 68,5 milioni per sostenere un progetto di sviluppo, che riguarda la costruzione di 150 nuovi campi, il sostegno alle categorie minori, il sistema di paracadute per i club che retrocedono, e iniziative di solidarietà. Noi, in Italia, ci possiamo permettere solo il paracadute-retrocessione, e qui offro una curiosità, legata ancora al Carpi. Se la squadra emiliana dovesse scendere subito in Serie B, riceverebbe un paracadute-retrocessione di 10 milioni di Euro. Ora, tenendo conto che il Carpi è costato 3 milioni di Euro, pensate che razza di affare è, comunque, anche solo un anno in massima divisione”.

 

 

Scontro fra gli ultras? No: scontro sugli ultras

 

“Siamo ormai abituati, da anni, a usare una espressione: “scontro fra gli ultras”. Il principale quotidiano nazionale, martedì scorso, dopo il derby di Torino, ha titolato: “Scontro sugli ultras”, e non è affatto un errore. Il problema è che è emersa ancora la mancanza di una strategia comune. Dimostrazione pratica. Il ministro degli Interni Alfano ha difeso lo Stato, e criticato i club. Al contrario, il presidente della Federcalcio Tavecchio ha chiesto allo Stato di fare lo Stato. Lo stesso Viminale ha reso noto, ufficialmente, che il 40% dei reati da stadio viene commesso da chi ha già precedenti penali. E allora, io mi domando, senza bisogno di cambiare nulla. Il 15 ottobre scorso è stato approvato il decreto legge più severo d’Europa, in materia di teppismo. Prevede Daspo fino a 8 anni, Daspo collettivo, arresto differito, ultras violenti equiparati a boss mafiosi, e taser, pistola elettronica, in dotazione ai poliziotti. Domanda: se fosse messo in pratica tutto quello, che esiste già, il 40% dei reati da stadio verrebbe ancora commesso da chi ha precedenti penali? La risposta, evidentemente, è: no. E quindi la tragica verità, piaccia o no, è che non esiste una ferma volontà di risolvere il problema”.

 

 

Seguitemi in http://it.radiovaticana.va/news/societ%C3%A0/sport