Toro, dove sei?

10.11.2014 09:00 di Matteo Maero Twitter:    vedi letture
Toro, dove sei?
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Un'altra sconfitta. Un preambolo che suona ormai consueto in quel mondo chiamato Toro. Questa volta è la Roma ad essersi disfatta dei Granata con il minimo sforzo ed il massimo risultato. Tuttavia, parlare dei contradditori risvolti tecnici dietro il risultato avverso sarebbe tedioso ed anche ripetitivo, visto che quest'ultimi si ripropongono, senza risoluzione all'orizzonte, da ormai due mesi.

Va invece fatta una menzione di profondissimo disonore alla mentalità dell'ambiente, che pare essere entrata in un vortice di involuzione inarrestabile. Come è possibile accettare un sconfitta con una motivazione come "La Roma era troppo per noi", quasi come se il segno 1 fosse una certezza alla quale piegarsi senza reagire? Nessuna vera reazione, nessun sentimento di rivalsa, ma un sopravvivere calcistico fastidioso e piuttosto penoso. Ovvero, quanto di più lontano dall'epiteto di Toro.

Tornando per un momento alla partita, non regge affatto la scusa del gioco romanista, visto che i dati sul possesso palla parlano chiaro. Vengono dunque spontanei due interrogativi: perché non si concretizza? Perché la profondità viene cercata solo in situazioni "estreme"? Tutto questo non si può e non si deve ridurre all'avvilente postulato "La Roma era troppo per noi", perché mai risposta può essere più castrante, esecrabile.

Tuttavia, c'è chi prova gaudio, soddisfazione per questa partita. Perché si veniva da una partita difficile contro l'Helsinki, vinta dagli avversari più che persa dal Toro (e ciò la dice lunga sull'atteggiamento mostrato), perché è più importante dimostrare che ottenere, far girare palla nelle ragnatele romane piuttosto che portare a casa un risultato utile o quantomeno provarci realmente. Addirittura la stessa storia granata ci ricorda che le reazioni si procurano, non si attendono e queste sono foriere di soddisfazioni, non di delusioni.

Perciò, non resta che tirare fuori la lente di ingrandimento, armarsi di pazienza e porsi un interrogativo che più retorico non si può.

 

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