Quando il calcio libidine cambia protagonista

07.10.2016 16:32 di Marina Beccuti Twitter:    vedi letture
Quando il calcio libidine cambia protagonista
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Giampiero Ventura quando si presentò al Torino, ormai un lustro fa, parlò di calcio libidine, un termine usato spesso in modo ironico in questi anni. Perchè, effettivamente, tolta la soddisfazione del ritorno in serie A e del rimanerci, di qualche partita storica, come quella di Bilbao, di gioco davvero effervescente con il Maestro in panchina se n'è visto poco. Probabilmente non è riuscito a impartire i giusti concetti ai giocatori sin qui avuti, ma pure in Nazionale, dove dovrebbero essere presenti i migliori italiani (o naturalizzati), non si sta vedendo un gran bel gioco. Insomma al Torino Ventura è stato più un manager che un allenatore vero e proprio e magari questo è servito ad aiutare Cairo a capire meglio il mondo del calcio, a vendere giocatori a cifre importanti, aiutati sicuramente da Ventura che li ha valorizzati. Ma il calcio, almeno quello che intendono gli amanti di questo sport, diventa libidine sul campo, ovvero veder giocare bene le squadre e divertirsi, magari anche non vincendo. Lo sport è divertimento, un passatempo, dimenticare i guai della vita comune.

Sono bastate sette domeniche di cura Mihajlovic per portare entusiasmo e sempre più gente allo stadio, vedere granata contenti divertirsi, senza doversi più sorbire il famoso tic-toc a volte assai noioso e pesante, lanci lunghi, retropassaggi al portiere e così via. E dire che forse il Toro di Miha è addirittura più debole di quello di Ventura, senza più Maksimovic (diventato innominabile per i tifosi), Peres e Glik.

Il primo tempo della Nazionale giovedì contro la Spagna è stato assai soporifero, la ripresa è migliorata grazie al tandem Belotti-Immobile, che forse andava inserito prima, ma questa volta Ventura ha saputo leggere meglio la partita in corso rispetto al passato.

Tuttavia c'è la consapevolezza che il nuovo corso granata sia davvero stata una svolta, positiva, soprattutto dopo gli ultimi due anni assai pesanti, passati tra alti e bassi, con molti bassi e poco alti.  

Il gesto di Pellè ieri sera, non dare la mano a Ventura al cambio, nasconde sicuramente qualche problema di coerenza interna alla Nazionale, che fa intuire che il carattere del mister genovese non sempre si sposa bene con i suoi giocatori. In Nazionale sicuramente si accentua maggiormente per il fatto che arrivano personaggi di alto livello che magari non accettano la bocciatura. Non sono tutti come Rolando Bianchi che ha subito sempre in silenzio gli anni venturiani, in cui spesso non era stato preso in considerazione. Ragioni tecniche, ma valgono anche gli aspetti umani nel gioco del calcio.