Giù dall'ottovolante

Questa articolo è stato scritto da Stefano Gurlino, collaboratore di Radio Granata
24.11.2014 12:18 di Matteo Maero Twitter:    vedi letture
Giù dall'ottovolante
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Dopo questa partita lo Scudetto si allontana. Va bene così ragazzi, grazie lo stesso. Ora ci restano altri due obiettivi fondamentali: raggiungere la salvezza e far segnare Amauri. Sul primo sono abbastanza fiducioso, ma è il secondo che preoccupa.

Amici granata, giù dall’ottovolante. Dopo dodici partite questa squadra non ingrana e le colpe si sprecano nella maniera più assoluta. Il tifo è sgretolato attorno ad una squadra che di “Toro” ha forse solo più i calzettoni di uno che al 30 di Agosto doveva essere allo Spezia in B: il sempre roccioso Gazzi.


30 di Agosto, ecco. Il Toro Venturiano battezza il suo terzo Campionato di Serie A contro l’Inter del poi esonerato Mazzarri. Padelli è convocato in Nazionale e Quagliarella è tornato a casa. Ma allo stadio persiste una domanda che diventerà poi una preghiera: “Ma Cerci? Venduto? E se venduto, chi arriva al posto suo? Siamo sicuri che Larrondo vada bene?”. Detto, fatto. Il Toro conquista un rigore e dal dischetto si presenta l’argentino. Tutta la curva rimane in silenzio e ci rimarrà anche dopo quando Handanovic respinge il tiro centrale del numero 9 granata. Un numero importante per la nostra storia. Che qualcuno si sia ricordato di dirgli che fu di Pupi, Bianchi e Ciro?


Fatto sta che il Toro non convince, riscopre il già citato Gazzi e lascia Quagliarella a predicare nel deserto con Cerci che fa la cosa peggiore, ovvero andare in Spagna ad indossare numerose pettorine. Il resto, lo conosciamo già. Abbiamo perso contro una squadra che non perde da sei partite e ha uno staff giovane, tutto italiano e ragionato. Un presidente ambizioso, giocatori giovani e forti, una realtà solida. O meglio in “crescita”. 

Doveroso porre diverse riflessioni: i rigori non sappiamo calciarli. Giusto non farlo calciare all'unico che è capace di tirarli. Ma cosa volete, la crescita è anche questa; L’Europa League è bella quando giochi contro squadre che non ti conoscono e ti fanno giocare. Diventa brutta quando queste cominciano a conoscerti, specie quando non sono formidabili e amano combattere sotto la neve (Helsinki docet).  Sono saltati gli equilibri, e poco importa la sconfitta di oggi. Ventura ha capito che questa è una squadraccia e per non far giocare Amauri fa correre su e giù un trentunenne bravo (ma non bravissimo) come il buon Fabio che, poverino, è passato da Tevez a Sanchez Mino (che sarà tagliato, ma non era un investimento?) nel giro di un anno e poco più. Domenica mi dicono ci sarà il derby. Ci arriviamo zoppi, zoppissimi. Ci sarebbe la storia del tremendismo, di Torrisi, di Maspero, di Maresca che ci mima. Ma questa è un’altra storia. Godiamoci la crescita con dieci minuti di possesso palla. O anche cinque. Gli Ottovolanti passionali, durano così.