ESCLUSIVA TG – Avv. Pasqualin: “Trattare Ferreyra può essere facile, ma anche complesso”

24.07.2014 07:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
ESCLUSIVA TG – Avv. Pasqualin: “Trattare Ferreyra può essere facile, ma anche complesso”
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© foto di Federico De Luca

L’avvocato Claudio Pasqualin è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Pasqualin è il decano degli agenti di mercato italiani e da lui ci siamo fatti spiegare quanto può essere difficile se il Torino volesse tesserare Facundo Ferreyra nel caso in cui cedesse Cerci e volesse prendere l’attaccante argentino, che non è tornato in Ucraina, dopo un’amichevole in Francia dello Shakhtar Donetsk, temendo che i conflitti socio-politici in corso nel paese ne pregiudicassero la sua incolumità.

 

Ci possono essere delle problematiche giuridiche se il Torino volesse prendere Facundo Ferreyra, che ha abbandonato lo Shakhtar Donetsk temendo per la sua sicurezza poiché in Ucraina è in atto un conflitto socio-politico?

“Direi di no, perché gli obblighi professionali sono quelli consueti sia per quel che riguarda il club ucraino sia per il giocatore. Non è prevista la guerra o comunque un conflitto socio-politico come causa di risoluzione del contratto o di svincolo unilaterale. Di conseguenza, credo, che la situazione per il Torino non sia differente nel trattare Facundo Ferreyra o qualsiasi altro giocatore. La società granata dovrebbe, quindi, intavolare una trattativa con lo Shakhtar Donetsk, magari sotto le bombe per dire, ma la Fifa non può decidere lo svincolo d’autorità dei giocatori del club ucraino che non sono rientrati in Ucraina perché temono per la loro incolumità. Sarà, al più, la causa di forza maggiore, definendo così in modo generico il problema che sta vivendo l’Ucraina, uno degli argomenti che il giocatore potrebbe addurre laddove lo Shakhtar gli contestasse la mancata presenza in Ucraina, perché il giocatore dovrebbe essere lì, guerra o non guerra, rispettando il contratto. Facundo Ferreyra potrebbe fare un’istanza alla Fifa, e nessuno glielo potrebbe impedire, per arrivare alla risoluzione dell’attuale contratto, ma credo che sarebbe difficile ottenerla perché, come dicevo, non è previsto nei codici di giustizia sportiva la guerra come causa di risoluzione del contratto. In questo momento, da regolamento, è il giocatore a essere in difetto nei confronti della sua società, anche se il suo allontanamento è legittimo, umano e chiunque di noi al suo posto avrebbe fatto la stessa cosa. Nonostante la preoccupazione per la propria incolumità Facundo Ferreyra formalmente non è in regola, perché dovrebbe essere là. E’ fuori legge e sarebbe esposto a un provvedimento disciplinare, che magari lo Shakhtar potrebbe avere il buon gusto di non fargli, anche perché il giocatore addurrebbe a sua difesa motivi di causa maggiore dati dall’esistenza della guerra e forse la società non otterrebbe quella sanzione che potrebbe chiedere, ma Facundo Ferreyra in questo momento sarebbe sanzionabile. Il Torino o qualunque altra società che voglia il giocatore deve trattare con il club ucraino, magari partendo da un punto di forza psicologica dato dall’elemento in più che è la guerra. Lo Shakhtar, però, potrebbe dire che è disposto anche a giocare sotto le bombe e poiché il giocatore ha un regolare contratto chi lo vuole deve pagare il prezzo richiesto altrimenti niente. C’è un’agevolazione di carattere psicologico per chi è interessato a Ferreyra, ma nulla più”.

 

Per la sua esperienza, il fatto che il giocatore non sia rientrato in Ucraina può agevolare oppure ostacolare una trattativa relativa alla cessione?

“Tutto dipende dall’atteggiamento con il quale le parti si approcciano. In teoria dovrebbe essere un’agevolazione per il Torino perché lo Shakhtar dovrebbe avere meno remore ad aprire la “gabbia”, per così dire. La società ucraina potrebbe accontentarsi di prendere quattro soldi per il giocatore e non se ne parla più, anche perché se le bombe continuano a cadere rischia di perdere anche quei pochi spicci, ma questo non in termini di diritto bensì di fatto. Se il giocatore non torna in Ucraina la società chiede il deferimento e Ferreyra viene censurato e quindi deve rientrare nel paese. Ecco perché dicevo che può esserci un vantaggio psicologico se lo Shakhtar si siede al tavolo delle trattative con la buona volontà del ragionar comune: se in un contesto così particolare c’è un’offerta si cerca di agevolarla perché non è dato sapere come andrà a finire non potendo sapere se ci sarà sopravvivenza sportiva (il campionato potrebbe anche essere sospeso se i conflitti socio-politici continuassero e divenissero ancora più cruenti, ndr). Questa è un’ipotesi, se invece il presidente dello Shakhtar non ha interesse nel monetizzare almeno in parte la cessione del giocatore allora Ferreyra rimane al club ucraino e non può farci nulla”.

 

Lo Shakhtar Donetsk la scorsa estate aveva comprato il giocatore per nove milioni di dollari e tutto sommato rientrare se non dell’intera cifra, almeno in parte, potrebbe essere una soluzione.

“Infatti, però ogni trattativa ha una storia sua, questa verrebbe portata avanti in una condizione speciale sotto la minaccia delle bombe. Se si tengono i nervi saldi e si ha forza economica a fronte di un’offerta ritenuta inadeguata la si respinge. Se, invece, sull’onda dell’emozione si preferisce raccogliere qualche soldo pensando che la guerra potrebbe infuriare ancora più ferocemente allora la cessione del giocatore diventa molto più semplice. Tutto dipende dalle condizioni psicologiche ed economiche del venditore”.

 

Cerci oggi è un giocatore del Torino, ma se fosse venduto la società in breve tempo dovrebbe trovare un sostituto. Al club granata converrebbe intavolare una trattativa per Ferreyra con il rischio di un contenzioso fra il giocatore e lo Shakhtar che potrebbe durare anche a lungo?

“Si usa dire che la gatta frettolosa fa i gattini ciechi, quindi bisognerebbe evitare di avere fretta in modo da prevedere tutto e muoversi di conseguenza. Alle volte si deve giocare con il destino e azzeccare le previsioni”.