C'è chi dice no, ma forse è sì. Ci sono ancora dubbi sulla bomba carta?

28.04.2015 00:24 di Marina Beccuti Twitter:    vedi letture
C'è chi dice no, ma forse è sì. Ci sono ancora dubbi sulla bomba carta?
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La Polizia, dopo aver visionato le immagini dello stadio nel momento in cui si è verificato il fatto della bomba carta, ha stabilito che l'ordigno è stato lanciato dallo spicchio dei tifosi juventini. Come in un film thriller, che deve sempre avere un epilogo diverso da quello che tutti si attendono, i magistrati preposti a indagare sul fatto hanno ancora dei dubbi. Come dire che, nonostante prove concrete, non ci sono ancora certezze. Potrebbe essere stato un tifoso granata che si è intrufolato tra i bianconeri per costruisce una bomba carta da lanciare ai suoi compagni di fede per far condannare i nemici bianconeri. Oppure gli stessi tifosi granata che si sono messi lì alla luce del sole a costruirsi la loro bomba perchè bisogna pur far passare il tempo prima del fischio d'inizio, poi scoppia improvvisamente dove non dovrebbe.

Questo fatto ricorda un po', con le dovute differenze, ovvio, la storia di Peppino Impastato, il giornalista di Cinisi che sbeffeggiava la mafia in radio e fu trovato dilaniato da una bomba in aperta campagna. Le prime ipotesi furono che stava preparando un attentato e la bomba gli scoppiò in mano. C'è voluto tutto il coraggio di una madre anziana a lottare per avere la verità. Fu la mafia ad ammazzarlo, in particolare il cugino Tano Badalamenti, che abitava a cento passi (titolo del film sulla storia del giornalista) dalla casa di Peppino. Oppure la storia di Giangiacomo Feltrinelli, trovato anche lui dilaniato vicino ad un traliccio dell'alta tensione vicino a Segrate, non si è mai saputo se fu ucciso o stava preparando un attentato. Forse dalla Primavera allo spicchio degli ospiti i passi sono anche meno di cento e basta poco per sfregiare una partita. Nascondere le prove, sviare la verità è un giochetto di cui l'Italia è maestra. E il calcio ne entra di diritto, perchè in fondo rappresenta quella classe dirigente ed imprenditoriale che gestisce l'economia, la finanza, la politica e anche lo sport del nostro paese.

Sarebbe molto più semplice dare la colpa ai tifosi granata, farebbe venire meno i dubbi di come entrano petardi, bombe e altro negli stadi. Se li costruiscono sul posto. E invece permane il dubbio che entrino in modo equivoco prima delle partite. Perchè? Il calcio rimane il calderone dove scatenare le frustrazioni di un paese che non sa più riconoscere le cose belle da quelle brutte, il carnefice dalla vittima, il sole dalla luna. Vogliono farci credere una cosa per l'altra. Ai creduloni viene facile mettergliela in quel posto. Ma adesso è diverso, i social network spesso smascherano i mascalzoni.