Beccaria: "Un museo in esilio. Stiamo lavorando a due amichevoli"

Link all'interno
03.04.2014 18:36 di  Matteo Maero  Twitter:    vedi letture
Beccaria: "Un museo in esilio. Stiamo lavorando a due amichevoli"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Elena Rossin

Parla ai microfoni di Radio Granata Domenico Beccaria, presidente dell'Associazione Memoria Storica Granata e del Museo del Grande Torino. Con lui, si è parlato della storia del Museo e delle iniziative passate e future.

"L'AMSG nasce nel 1994 subito dopo la chiusura dello Stadio Filadelfia, nel 1996 riesce ad ordinare i numerosi cimeli che conteneva il Filadelfia, raggrupandoli in alcune stanze dell'impianto. Tuttavia, prima della demolizione gli addetti della ditta responsabile buttano nell'immondizia gli scatoloni: malgrado ciò, per effetto della legge secondo cui chi recupera un rifiuto ne assume la proprietà, riusciamo a fare nostri tutti gli oggetti storici. Questo ci consente di allestire una mostra chiamata "Un Fiore a Superga chiamato Torino",  che tra il 1999 e 2001 ha avuto circa 52 esposizioni lungo tutto la penisola. Dopodiché nel 2002 mettiamo il punto, creando il Museo del Grande Torino in quel di Superga. La permanenza sul colle dura 5 anni, dopodiché nel 2008 arriva lo sfratto e ci trasferiamo, tra mille difficoltà, a Grugliasco, presso Villa Claretta."

Beccaria accenna anche all' "esilio" del Museo: "Perché non siamo a Torino? Incredibile a dirsi, con tutti gli edifici olimpici lasciati vuoti dopo Torino 2006, la classe politica comunale riuscì nell'intento di non trovare una possibile sistemazione al Museo, ne tantomeno di agevolarci nella ricerca, malgrado le richieste. Da questo punto di vista è stato salvifico l'intervento del sindaco (juventino) di Grugliasco, che ci offrì Villa Claretta salvando così l'esposizione."

Dopodichè, un importante analisi della mostra "Superga e Heysel: 70 angeli sotto un unico cielo": "La mostra è stata un'importante passo nella storia del museo, perché ha rappresentato un segnale molto forte come mostra in sé. Contenutivamente non è nulla di eccezionale, ma è carica di significato simbolico: tutti siamo capaci di cantare i nostri morti e i nostri colori, ma a parer mio ciò che distingue un Tifoso da un tifoso è la capacità di rispettare i propri avversari e onorarne i defunti. Le tipologie delle due tragedie sono distanti, ma sono state purtroppo accomunate dal vilipendio che alcune minoranze di tifosi hanno perpetrato, attraverso cori vergognosi. Per certe cose vanno coinvolti i vivi, che hanno possibiltà di risposta."

Mecu si sofferma sulle critiche rivolte alla mostra: "Cosa rispondo alle critiche? Mi convincono del fatto che abbia fatto la cosa giusta nell'accostare le due tragedie. La gente deve capire che non esistono morti di Serie A e B. Finché ci sarà questa idea, certe espressioni di odio antisportive rimarranno. Dividere le due tragedie e non accettare l'avversario, ma non nemico, a casa nostra, significa sminuire noi stessi prima ancora che gli altri. La maggior parte di chi critica questa nostra iniziativa non ha mai visitato il nostro museo ne tantomeno il museo della Juve, dove praticamente non c'è nessuna menzione al Toro, né di derby né di altro. Noi fortunatamente siamo diversi, siamo superiori a questo negazionismo."

Poi, uno sguardo nell'imediato futuro: "La prossima iniziativa riguarderà il gemellaggio tra River e Torino, nato grazie ad un gesto incredibile. Nel 1949, L'allora presidente del River Antonio Vespucci, per commemorare la tragedia di Superga e onorare gli Invincibili, decise di far giocare in campionato la squadra delle Riserve e di portare a Torino la migliore formazione possibile, al fine di giocare la leggendaria amichevole contro il Torino Simbolo. 65 anni dopo, questa mostra commemorerà non solo quell'evento, ma un gemellaggio solido come quello con gli argentini."

Infine, una dichiarazione di intenti: "Stiamo lavorando a due amichevoli: Torino - Benifica e Torino - River Plate. Un triangolare sarebbe stato troppo difficile, ma due partite divise sono fattibilissime"